martedì 28 luglio 2015

Una spiaggia nel sogno - Trabocco di Punta Isolata

Ti fermi, finalmente a conoscere la tranquillità di essere tu, senza ulteriori pretese.

La cura che in quei momenti poni a cercare l'approdo giusto è inversamente proporzionale al bisogno di allontanarti dal frastuono e di godere solo dell'incanto delle acque, della brezza. Di quel prezioso lido.





La frescura delle rive, sale dai ciottoli, ad accarezzarti il respiro.

Il bisogno si fa necessario e muovi le gambe, fino a far posare i piedi a livello poco profondo, in quelle acque che hanno preso solo il colorito della natura, ancora primitiva. 
La vita qui non è domata da mano umana. Ti accorgi e ti delizi.

La natura è accompagnata dai gesti di chi, come te, in questa domenica di caldo insidioso, ha fermato il suo riposo su una delle numerose rive incolte, selvagge ma meravigliose, della Costa dei trabocchi.




Mentre mi passi la mano sul collo e mi sussurri le tue parole recidive, ripenso alla mia fortuna. 
Riguardo quel gioco di fremiti e di sguardi che sollevammo in età passate. Insieme.
Considero di nuovo quel diletto che ancora ci accarezza. Insieme.

Fra tutto il fragore di silenzi irrazionali, di acque che si abbandonano a riva, con la serenità degli accordi naturali, mi dispongo, pur io in pace, ad assaporare il dolce e aspro sapore salmastro.

Poi mi abbandono al sonno. E mi ricompenso.

Concetta D'Orazio





Trabocco di Punta Isolata, località Rocca San Giovanni (CH)

Scrivo e ascolto


Le dita scivolano sui tasti, mentre ho nelle orecchie musica che mi è cara. 
Per averla accompagnata in passato, per averne goduto in momenti di tenerezza.

Questo è l'attimo che preferisco, sia pur in questi pomeriggi accaldati. 

Questa tensione, spasmodica e inebriante, mi fa impazzire.

E scrivo bene, mentre ascolto meravigliosamente. Quasi il medio e l'anulare danzassero sulle parole, con le parole. E attorno ad esse. 




C. D'Orazio

venerdì 24 luglio 2015

Scrivo in corsivo - Quelle virgole

Si attanagliano. Si perdono. Spesso sono nel posto sbagliato o senza compagnia.
Quelle virgole. Le tue.

lunedì 20 luglio 2015

Lasciami e sparisci



Lasciami. 
Non trascinarmi a respirare in quell'ammasso di ricordi e di scarpe eleganti da dimenticare.

Non perseverare nei tuoi indugi pesanti, a complicarmi il cuore e i respiri miei.
Non continuare a fare finta di abbagliarmi, con le tue migliori luci bianche. Non ci casco.

Sei solo ingombrante. Sei pesante. Sei di affanno.
Lasciami, ti prego.

Non avvolgermi ancora con quelle tue braccia estese. E generose.
No. Non devi più comprarmi con tutti quei regali rilucenti. Non devi acquistare, con l'inganno, la mia quiescenza. Ormai ti conosco.
Sparisci.

Abbandonami, ti prego. Io di certo non ti piangerò. Anzi.
Nemmeno ti rimpiangerò.
E come minimo: non ti aspetterò di nuovo.

Voglio riprendermi la libertà. Di correre, di fare. Di respirare.
Restituiscimela. 

Prima che sia troppo tardi. Prima che la tristezza non mi attanagli troppo.

Che dici? Cosa è quell'acqua che cola dai miei occhi?
Ma no, no che non sono lacrime! Quelle le lascio per tempi più clementi.

Ti piacerebbe che piangessi per te. Vero?

Quello che mi riesce al tuo cospetto, al limite, è sudare

Te lo ripeto: sparisci. Sei disdicevole.
Scompari. Sei meschino.
Allenta la tua morsa. Sei scottante. Cocente. E arroventante.

Caro il mio sole estivo.


Concetta D'Orazio





Riflessioni a tempo - Le foto delle età

Età non manifesta, ridicolaggine assicurata.

giovedì 16 luglio 2015

I colori delle parole. Lago di Scanno




Il silenzio non è bianco. Il silenzio è rivestito di mezze tinte. 
Così pensai, avvicinandomi a quelle rive. 
Già si nascondevano le parole. 


E io non le ho cercate. Sapevo che si erano ritirate. Avevano lasciato il posto agli occhi, affinché correggessero con le gradazioni, tutti quei suoni che esse, le parole, non avrebbero saputo pronunciare.

L'azzurro si proponeva in innumerevoli venature. Ne assecondavo alcune e subito le altre mi si paravano innanzi. Quella sensazione non saprei ricordare in queste righe, così vivace e accesa. Un'emozione senza limiti, era da tanto che non ne avvertivo una simile, così importante, così ingombrante. Magnifica e pur, nello stesso tempo, tranquilla.

Girai lo sguardo da quell'acqua. Lo rivolsi pure al verde: le tonalità si confondevano, intrecciandosi, nelle erbe basse e nelle foglie, all'aria.



Mi lasciai trasportare dagli ondeggiamenti, non dell'acqua, ma della brezza.
E mentre quella tavola di tutti i blu non si muoveva, le carezze dell'aria mi solleticavano la nuca. Mi scompigliavano un po' i capelli, in quella parte della loro lunghezza, dove essi solitamente si arricciano.

Mi sentii così aggiunta, per casualità o per volontà remota, a quel decorso della natura, laddove essa non vuol essere controllata, né organizzata.
Così, proprio come i miei capelli diventati ribelli.

Cercai allora un limite, un sostegno realizzato da mano umana. La bellezza era tanta. E pure la voce del lago. 
Avevo bisogno di aggrappare da qualche parte tutta quella mia impressione che l'acqua, la vegetazione, l'aria mi stavano porgendo in regalo.



Mi appoggiai, sì. Mi appoggiai e respirai i colori, feci digestione di quei toni vividi. Annusai il venticello onesto e carezzevole.


Mi restituii a quella pace e volli salire, infine, in alto. Ad ammirare quel cuore di lago.

Concetta D'Orazio



Il lago di Scanno appartiene ai comuni di Villalago (AQ) e Scanno (AQ).



martedì 14 luglio 2015

Voglio anch'io un'intervista!






Oggi vanno tanto di moda le interviste ai cosiddetti scrittori emergenti.
Quanti scrittori emergenti! Il web è pieno di scrittori che emergono.
Ma emergono da dove?

Avranno fatto naufragio nell'ormai mio noto mare del Web, avranno.
Mi sono sempre chiesta in quale limbo catartico debbano essere costretti a soggiornare questi scrittori, per un determinato periodo di tempo, commisurato, chissà, al numero degli avverbi in "mente" che hanno utilizzato nelle loro opere di una vita precedente.

Insomma, il fatto è chiaro: c'è qualcuno che  riesce a venire a galla e qualcun altro, preferibilmente un collega, che deve notificare al pubblico diversamente leggente questa emersione.
Ed ora eccoli qui gli scrittori affioranti, che, con la bocca finalmente a portata di ossigeno, fanno grandi sospiri per riprender fiato. 
E sono talmente contenti di riuscire infine a galleggiare, di essersi or dunque ritrovati, che si abbracciano tra di loro e si parlano, si raccontano. 

Ci prendono così tanto gusto ci prendono, che si menzionano l'un l'altro, intervistandosi.
Eh, sì, perché tra naufraghi ci si aiuta. E certo! Se non ci si aiuta fra di noi!
Così qualcuno la prima volta ha avuto quell’originaria idea: l’intervista!
Non sappiamo chi fu. Il fatto si perde nei tempi dei tempi. Certo, mi piacerebbe conoscerlo e chiedergli: 

ma perché ti è venuta in mente? Avresti potuto pensare, che so, ad un fantastico raduno in un fast-food del centro, molto economico, molto veloce ecco. Oppure si sarebbe potuto organizzare un sit-in Biblioteca Nazionale, che fa molto intellettuale. E invece no, tu hai architettato un artifizio diabolico: l'intervista!

Riflettendoci, sia chiaro, non è poi una cattiva idea. Si ha l'occasione di mettere nero su bianco, o bianco sul nero, a seconda dell'illuminazione dello schermo, il vissuto dello scrittore che altrimenti andrebbe perso. 
La cosa, poi, è semplice, veloce.
La cosa, poi, è facilmente pilotabile. Ma questo non lo penserà nessuno.
Insomma si procede all'abboccamento virtuale, concedendosi un margine temporale di preavviso e di "studio delle carte".

Sì, allora, oggi a chi tocca? Facciamo così, inizio io. Ho delle domande. Vedessi che domande!
Tu domani farai le tue. Oggi dai le risposte. 

E tu li vedi che si affannano, gli scrittori, a predisporre lunghi ed interessantissimi questionari, con tanto di quiz numerati, alla stregua di un formulario prestampato da far opportunamente girare nel Web.
E gli emergenti si trovano dunque a studiare, a proporre, a limare. E fanno test su test di preparazione. Perché la cosa è seria, lo si sappia.
Sono convinta che quelli più bravi abbiano frequentato anche qualche corso di perfezionamento post lauream.

Dico la verità, questo mio scritto nasce da un sincero moto di invidia: io li vedo tutti che si intervistano fra di loro, che si scrivono, che si chiamano, che si piacciano e si condividono. 
E mai nessuno che m'invita.

A loro chiedo, ai miei colleghi: che cosa ho che non va bene? Guardate che se mi dite quel che devo rispondere, io rispondo. Se mi indicate con precisione quel che devo domandare, io domando.
E diamine. Sono capace, cosa credete?
Cosa sono queste discriminazioni?
Anch'io ho un cuore. Lo sapete?
Anch'io ho una copertina. E una sinossi. E un report da controllare!

Ma forse è meglio che me ne faccia una ragione. Gli scrittori scrivono e, pertanto, sono autorizzati a comporre chilometri e chilometri di interviste.
Scrittore è una parola troppo grande. Scrittore è una parola troppo importante.
Me ne faccio una ragione. Mi rassegno.

Però la sogno sempre. La sogno sempre la mia intervista.
Nella solitudine dei miei pensieri mi ritrovo ad immaginare le domande. A predisporre in silenzio le risposte. Le provo, fra me e me, le seleziono. Le cambio. Le correggo.
A volte mi metto anche a girare sui blog e sulle pagine web degli emergenti. Leggo quel che scrivono. Sono fantastici. 

E intanto, nel mio piccolo, vagheggio anch'io  la mia modesta intervista.
Mi dico: cosa mi chiederebbero? E provo a farmi le domande. E provo a darmi le risposte.
Avete presente quando si deve preparare un esame? Ecco, così faccio io, cercando di indovinare la sorte.
La desidero. La desidero tanto la mia intervista che sono arrivata addirittura ad immaginare la mise per quel giorno: un gessatino blu e décolleté con tacco modesto.
Ecco, lo so,  lo so che non mi vedrebbe nessuno perché l'intervista è rigorosamente virtuale!
Ma potrei sempre auto-scattarmi una foto con la web cam del pc e postarla, ad attestar l'evento.


Lasciatemi sognare!

Concetta D'Orazio


Ripropongo un vecchio articolo

sabato 11 luglio 2015

L'estate non è abruzzese senza lu pane e la pemmadore



Estate di tutti i tempi.
Quelli dell'infanzia: sono stata bambina, con pane e pomodoro a merenda.
Quelli dell'adolescenza: sono stata ragazza, con pomodoro spalmato sulla fetta, da consumare velocemente a cena.
Oggi sono mamma e chiamo tutti a raccolta, a tavola, con al centro un bel piatto di quella polpa vermiglia.
Aggiungo sempre, tanto per gradire, un po' di cipollina, qualche foglia di sedano, basilico e prezzemolo.
Accompagno con formaggio.
Ma l'opera migliore, che le mie mani hanno liberato dalla terra, è l'ortaggio che, fra tutti, occupa il posto più importante.

 

Non c'è mai stata afa. Non è mai esistito giorno caldo. Non può dirsi estate abruzzese quella in cui, almeno (ho scritto almeno) un pasto estivo non venga declinato a pane, olio e pomodoro.



Che sia lo spuntino mattutino, che sia la merenda o anche la cena, non credo che si conoscano momenti in cui, sul nostro desco, non sia presente sua maestà il pomodoro. Anzi la pemmadore, la regina.
Quel rosso lo vogliamo deciso: la nostra fame ha bisogno di certezze.
Quella polpa la vogliamo generosa: necessita di abbondanza l'appetito nostro.
Quel profumo lo vogliamo pronunciato: il desiderio dello stomaco esige appagamento prima di tutto olfattivo.

Buona estate rustica!


Concetta D'Orazio




mercoledì 8 luglio 2015

Solo letture, letture da sole

Cari amici, al caldo e sotto al sole, ho deciso di mettere in promozione a 0,99 € alcuni dei miei e-Book

Da oggi, mercoledì 8 luglio, fino a data da destinarsi, avrete la possibilità di acquistare a 0,99 € i miei seguenti e-book:

La fragranza dell'assenza

Nero di memoria

Riprendiamoci il Natale

Inganni di coscienza






Riflessioni a tempo - La pazienza

Pazientare non è sempre salutare.
Consumare la pazienza altrui è esempio di maleducazione infinita.

martedì 7 luglio 2015

Applausi a volontà a chi non ha detto niente.                                                        
Semplice è osannare coloro che, parlando, non mostrano alcun pensiero ragionato.

giovedì 2 luglio 2015

Un'idea per l'ombrellone? Apritelo!

E, all'ombra, provate a leggere:


La Fragranza dell'assenza, la storia cruda e dolce di Maria Celeste, del suo fisico debilitato dal digiuno e della sua anima sfinita dal ricordo di una fragranza.

La giovane farmacista riceverà insoliti ordini che la porteranno in varie località.

Trovate qui  La Fragranza dell'assenza



Qualcuno lo ha definito un monologo
Inganni di coscienza nasce come riflessione introspettiva della protagonista, Elena, in bilico fra l'appartenenza ad una dimensione esteriore troppo asettica e gli ammonimenti della coscienza. Chi è quell'uomo che le lascia anonimi messaggi sul suo profilo? 

Qui il link a Inganni di coscienza.


Prima di essere un romanzo ambientato in epoca di guerra (secondo conflitto mondiale), prima di essere un libro che nasce sulla base di racconti reali, Nero di memoria è una storia d'amore.
Tonino e Memena, separati dalla vicissitudini, alimentano, da lontano, le reciproche speranze di potersi un giorno abbracciare di nuovo.

Qui il link a Nero di memoria






Che caldo! Vero?
E allora perché non ci riprendiamo un po' di Natale? Chi ha detto che i racconti contenuti in questa raccolta sono adatti solo al periodo natalizio?
La copertina è in versione estiva. Come dire: abbiamo fatto il cambio di guardaroba!

Scaricate qui l'e-Book Riprendiamoci il Natale

Castelli

Inflessibile. La montagna pareva rispondere severa al giro di boa del giorno. Sembrava che mi chiedesse dove avessi deciso di dirigere il mio passo, quel pomeriggio.



E pure incerto era il maestoso dirupo di roccia e di bosco che avevo davanti agli occhi. Insicuro a darmi ancora il buongiorno oppure ad augurarmi una buona conclusione del dì.

In realtà il dubbio non nasceva dall'ora, bensì il dilemma lo poneva il tempo, con le nuvole che erano calate troppo in basso.

Ma non mi persi d'animo e mi abbandonai a quell'idea di raggiungere il paese, indecisa pure io per le condizioni meteorologiche non definite. 
La pioggia minacciava ma, di contro, il sole non si arrendeva.



Salivo. Non sul monte, ma in direzione di esso. 
I miei passi erano ansiosi. Lo furono fino a che trovarono la meta che avevano scelto per quell'accenno di crepuscolo non ancora addomesticato.



L'esultanza di colori mi accolse già all'ingresso del borgo. 
E così dimenticai facilmente l'esitazione che proveniva dalla promessa di pioggia del cielo.



La gamma delle tonalità della natura si aggiunse allora a quelle delle sfumature delle maioliche.

Non è stata una scoperta la mia. Da sempre apprezzavo la signorilità di quelle fatture, l'eleganza delle rappresentazioni figurate: fiori, foglie, momenti di vita. Incantesimi meravigliosi disegnati e colorati sui vasellami.

No, la mia è stata una conferma, addolcita dalla tenerezza delle atmosfere in cui quelle opere d'arte prendono vita.




La cura dell'uomo, dell'artigiano, dell'artista appoggia pennelli, matite, gradazioni di colore lì, sulla ceramica lavorata. 
Le sue dita forgiano prima la composizione di forma del piatto, della brocca, delle terraglie al naturale e poi colorano quegli splendidi artefatti, prendendo in prestito le sfumature al paesaggio circostante.

Le gradazioni di quei disegni assomigliano alle venature del verde dei campi. Si assommano ai chiaroscuri della montagna. Si perfezionano alle mezze tonalità delle acque naturali.




Eccola Castelli, la culla abruzzese delle ceramiche.


Il paese di Castelli si trova in provincia di Teramo.


Concetta D'Orazio














Tanto per annoiarvi

Ricordate sempre: il Web è frettoloso e presuntuoso.

E per chi ha momenti d'avanzo, sul mio blog ci sono le "Riflessioni a tempo".
Sono brevissime ma potrebbero annoiarvi.

Cercate sotto l'omonima etichetta.

mercoledì 1 luglio 2015

Che cosa risponderò a questa necessità di studio che mi tortura? 
Un bisogno che mi disordina i pensieri, da quando iniziai ad avere coscienza dell'esistenza altra che mi circondava, che aveva preceduto e che avrebbe seguito la mia.