Un gioco di chiaroscuro mi si affaccia agli occhi,
proprio adesso che provo ad infilar la testa fra i battenti poco aperti di quel muscolo un po' assonnato. Il cuore. Il mio.
Una luce: è molto sottile, ma mi accontento.
Mi serve. Devo riuscire a mettere a fuoco pure il nero.
In fondo a quello spigolo di petto un po' annoiato, ora riesco a scorgere qualche cumulo di polvere.
Acari bizzarri vi danzano dentro e intorno.
Si prendono gioco di me, della mia tenerezza.
E forse pure dell'amore.
Di tutto quello che vi è passato in questi anni.
Di quanto vi è rimasto e di quanto se n'è andato,
lasciando solo ricordi incerti.
Taglio quelle memorie.
A volte mi fanno male. Altre volte schiaffeggiano, inutilmente, la mia indifferenza.
Guardo meglio, scostando le tendine.
Quella nebbia di troppo destina le mie insicurezze ad un cielo diverso.
Affretto allora le mie mosse.
Dirigo le mie perplessità.
Vacillo sulle ginocchia.
È un attimo, lo voglio credere.
Quella nebbia domani sparirà. Con discrezione.
Concetta D'Orazio
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