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giovedì 2 dicembre 2021

Calendario dell'Avvento d'Abruzzo - Giovedì, 2 dicembre 2021

 


 

Giovedì 2 dicembre 2021

Eccoci giunti alla seconda casellina del nostro Calendario dell'Avvento d'Abruzzo

Mi ripeterò, è inevitabile, come ho già detto, ho scritto tanto sull'Abruzzo e dunque è inesorabile che io riproponga argomenti di cui ho parlato varie volte.

La giornata di oggi la voglio dedicare al dolce natalizio abruzzese per eccellenza: il parrozzo.

 



È tante 'bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè. - Così scriveva Gabriele D'Annunzio a Luigi D'Amico, allorquando questi gli fece assaggiare il nuovo dolce che aveva realizzato nella sua pasticceria di Pescara.

 

 

Il parrozzo è un dolce dalla forma semisferica, ottenuta grazie ad uno stampo apposito. All'interno, uova, mandorle, zucchero e semolino. Cioccolato fondente all'esterno.

La preparazione del pan rozzo non è molto complicata. Bisogna porre molta attenzione nel momento della cottura.

Gli ingredienti per un parrozzo di medie dimensioni sono: 

6 uova
200 gr. di zucchero
150 gr. di semolino
150 gr. di mandorle tritate finemente
50 gr. di burro + burro necessario per fondere il cioccolato
200 gr. di cioccolato fondente
1 scorza grattugiata di limone
alcune gocce di essenza di mandorle amare per torta
1 o 2 cucchiai di amaretto
1 pizzico di sale

Se volete prepararlo, seguite questo procedimento: unite i rossi allo zucchero e mescolate con una frusta. Tritate le mandorle. Aggiungete ad esse il semolino e la buccia grattugiata del limone.

Adesso bisogna mettere le polveri nella crema di zucchero e uova, unendo anche l'amaretto e le gocce di essenza. Aggiungete il burro fuso e mescolate. In un'altra ciotola montate i bianchi a neve, insieme con un pizzico di sale. Quindi uniteli all'impasto di tuorli e polveri, avendo cura di rimestare dal basso in alto, per non far smontare i bianchi. Foderate con carta da forno uno stampo per parrozzo. Mettetevi l'impasto e cuocete a forno già caldo, a 170°, per più di un'ora. Tirate fuori il parrozzo, dopo aver fatto la prova stecchino, ponetelo a riposare su una gratella. Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, aggiungendo qualche pezzetto di burro.
Ricoprite di cioccolato il parrozzo, aiutandovi con una spatola.
Lasciate raffreddare il dolce. Servite. 

Arrivederci a domani per la prossima casellina.

Concetta D'Orazio

 

 
 
 

 



 

sabato 13 aprile 2019

Ritratti di Pasqua abruzzese - Fiadonetti

Dei fiadonetti avevo già scritto
Non volevo però abbandonare quella pagina a se stessa, senza rinnovare anche oggi quel gusto molle di bontà che non manchiamo mai di riproporre sulle nostre tavole, soprattutto, ma non solo, a Pasqua.



Fiadonetto è un nomignolo più tenero, forse ad indicare la dimensione contenuta ma bastevole alla voglia. Quel desiderio di cibo di festa che crediamo di avere inventato in un tempo lontano e dunque riteniamo tutto nostro.

Sì, perché l'orgoglio dell'Abruzzo si conta soprattutto, ma non solo, sulla tavola della celebrazione. 
Abbiamo pietanza e bevanda ad onorare ogni ricorrenza festiva.
E ne andiamo orgogliosi.
La difendiamo.
E teniamo in alto quell'onore, come si tiene una bandiera vittoriosa.




Il fiadonetto è una congiuntura perfetta tra il gusto preciso del formaggio e la condiscendenza ad ogni uso, propria delle uova.
Uno sfizio salato che accavalla il profumo del vino bianco, dignitoso contendente dell'olio di oliva, con cui si mescola a dar vita, insieme con la farina, a quell'impasto morbido che formerà i cestini adatti a contenere il ripieno di formaggio.

I fiadonetti, certo, non si possono raccontare in forma di letteratura, almeno non solo in quella forma.
Per questo motivo, aggiungo qui di nuovo la ricetta, rimandandovi per la descrizione più minuziosa della preparazione alla pagina già pubblicata.

Ingredienti per l’impasto

1 bicchiere di olio
1 bicchiere di vino bianco
farina  ”ad occhio”, secondo la famosa teoria della farina che si tira l’impasto, nota anche come teoria ad occhio della genitrice.
due cucchiaini di sale

Ingredienti per il ripieno

250 grammi di formaggio morbido di mucca
250 grammi di formaggio rigatino
6 uova

La preparazione la trovate descritta in questa pagina, ma il profumo vi arriverà soltanto dopo che avrete unito l'impegno alla passione.
Già sento quell'aroma.

Concetta D'Orazio




domenica 4 dicembre 2016

4 dicembre - Facciamo insieme la pasta all'uovo



Salve, amici. Scrivo questo nuovo post che purtroppo credo di riuscire a mettere online solo in tarda serata.

Per il nostro Calendario dell'Avvento d'Abruzzo, apriamo oggi la casellina del 4 dicembre. È domenica e, come ogni giorno festivo che si rispetti, il menù della tavola abruzzese deve essere particolarmente curato e deve comprendere, sopratutto nel primo piatto, cibo buonissimo. 

Per questo motivo, di buon mattino ho pensato che, per consacrare la festa domenicale, si rendeva necessario mettere le mani nelle uova e nella farina.
Quale miglior pietanza di un piatto di tagliatelle fatte in casa? Naturalmente il tema è anche molto natalizio, dal momento, che sulle nostre tavole, la pasta all'uovo accompagna gran parte delle giornate delle Feste, seppur in formati e condimenti diversi.

Ho scritto tante volte sulla maniera di realizzare la pasta all'uovo ma oggi vorrei seguirvi passo passo, proponendovi alcune foto con relativo commento.

Dunque, la prima decisione da prendere, al momento di apprestarvi a "produrre" è la quantità di uova da utilizzare. Generalmente se ne impiega uno per ogni commensale.

Dunque mettete le uova in una ciotola e aggiungete un pizzico di sale.
Prima di procedere, voglio puntualizzare che questo è il mio metodo personale che ho messo in pratica per evitare di sporcare il piano di lavoro il meno possibile. La tradizione, infatti, prevede che l'impasto avvenga direttamente sulla spianatoia.
Ripeto, io ho un po' modificato il metodo, a mia comodità personale.


Dopo aver sbattuto le uova con il sale, aggiungete la farina.
E qui alzo le mani. Io non la peso mai. Non ci riesco, mi dimentico sempre e faccio, come chi mi segue ormai sa già da parecchio tempo, "ad occhio", secondo l'uso tramandatomi da mia madre. La farina va aggiunta nella quantità necessaria ad ottenere un impasto che può essere facilmente lavorato con le mani, morbido dunque.
Per chi proprio non può fare a meno di misurare, posso azzardare un suggerimento: circa 100 grammi di farina per ogni uovo; a questi si aggiungono altri pochi grammi che utilizzaremo per spolverizzare la pasta qua e là.



Mi raccomando però, prendete con le pinze il suggerimento sulla quantità di farina. Fermatevi nell'aggiunta solo quando avrete ottenuto un impasto come quello della foto seguente.



Quindi è giunto il momento di passare all'attrezzatura per lavorare la pasta. La tradizione vorrebbe l'utilizzo di mattarello, per preparare la sfoglia, e dell'arnese per tagliare gli spaghetti, come ad esempio la nostra chitarra.
La tradizione. però. è la stessa che ci consiglia di usare la spianatoia in vece della ciotola.
La tradizione, dunque, la mettiamo da parte per oggi. Noi abbiamo fretta.

Prendiamo allora dal nostro cassetto la macchinetta per fare la sfoglia e per tagliare la pasta, conosciuta anche come NonnaPapera.
Questa per intenderci.

I

Io ho la fortuna di possedere anche un motorino, da applicare all'apposito attrezzo, al posto della manovella.
Con questo, il tempo di preparazione viene dimezzato.



Adesso prendete un pezzetto dell'impasto, della grandezza di un pugno e passatelo nella macchinetta per sfogliare, posizionando il livello di spessore sullo 0, ruotando la manipola posta sul fianco dell'arnese.


Ripetete lo stesso passaggio, per tutti gli altri pezzettini di pasta, avendo l'accortezza di spolverare con la farina la sfoglia ottenuta.


Appoggiate le varie sfoglie su di una spianatoia. Ripetete lo stesso procedimento, cambiando il numeretto nell'apposita manovella. Passate dunque al 2, al 3, al 4 e così via, fino a quando non vi riterrete soddisfatti dello spessore ottenuto.
Generalmente io arrivo quasi sempre al 5, non vado mai oltre. 
Otterrete così tante sfoglie, come dalla foto.

  
Adesso occorre montare sulla macchinetta il pezzo per ottenere gli spaghetti.


Inserite la sfoglia e ricavate gli spaghetti. Questi potranno essere comodamente appoggiati sull'apposito attrezzo di legno, su cui far seccare gli spaghetti. Lasciateli riposare fino a quando non sarà pronta l'acqua bollente in cui cuocerli.


Cuocete la pasta per pochi minuti, fino a quando l'ultimo degli spaghetti non sarà venuto "a galla".


  
Condite gli spaghetti come più vi piace.
Oggi ho preparato una salsa con il salmone.
 


Prima di concludere, vorrei ricordare che, per tagliare la pasta ci sono altri metodi come il coltello o l'antica "chitarra". Ne approfitto per richiamare qui il link al mio articolo sui maccheroni alla chitarra. Cliccate sulla foto.


http://questepagine.blogspot.it/2013/08/la-pasta-alla-chitarra.html


















Vi saluto. Per oggi non aggiungo link a ricette, visto che il post stesso è già di argomento culinario.


A domani,
C. D'Orazio

Ho scritto sul Natale d'Abruzzo:
 
https://www.amazon.it/Riprendiamoci-il-Natale-Concetta-DOrazio-ebook/dp/B00H2TE60W/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1480692877&sr=8-1&keywords=riprendiamoci+il+natale

 

sabato 19 marzo 2016

Zeppole di San Giuseppe - La ricetta e i vari passaggi



Avevo già scritto, in passato, un articolo (che trovate a questo link) sul dolce simbolo della festa del papà: le zeppole di San Giuseppe.
Oggi vorrei accompagnarvi in cucina, con le foto dei vari passaggi per la realizzazione di questi buonissimi dolci.

Ingredienti per la base

300 gr. di farina
300 ml. di acqua
200 gr. di burro
tre cucchiai abbondanti di zucchero
un grosso pizzico di sale
5 uova
zucchero a velo

Ingredienti per la crema pasticcera

6 tuorli
200 gr di zucchero
100 gr. di farina
800 ml. di latte
buccia grattugiata i limone
Per la crema Chantilly, dovrete aggiungere alcuni cucchiai di panna montata (4 o 5 a seconda del gusto)

ciliege candite

Preparazione

Portare ad ebollizione l’acqua, il burro, lo zucchero. Al momento del bollore, togliere dal fuoco e aggiungere gradualmente la farina a pioggia. Far scaldare il composto per alcuni minuti sul fuoco.


Quando la pasta si staccherà dalle pareti, togliere la pentola dal fornello, lasciare intiepidire ed aggiungere le uova, una alla volta. 
Girare fino ad ottenere un composto omogeneo, aiutandosi o con una frusta o con un impastatore. 



Mettere dei quadratini di carta da forno su di un vassoio. Con l’aiuto di un sac a poche, formare sulla carta le zeppole, disponendo la pasta a cerchietto, non troppo grande. 








Scaldare abbondante olio e friggervi la zeppole, immergendole con tutta la carta (si staccherà) e rigirandole molto spesso. Togliere le zeppole dal fuoco una volta dorate e disporle su carta assorbente.

Variante per la cottura in forno

Chi non vuole friggere le zeppole, può disporre la pasta su teglia con carta e cuocere in forno pre-riscaldato a 180°.



Lasciare raffreddare. 

Preparare  la crema, sbattendo dapprima i tuorli con metà dello zucchero, aggiungendo quindi la farina. Scaldare il latte in un pentolino con l’altra metà dello zucchero ed il limone.
Quando il latte inizierà a bollire, unire gli altri ingredienti e continuare a scaldare sul fornello, girando ininterrottamente fino a che il composto non risulterà cremoso.

Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare. Unire alla crema alcuni cucchiai di panna precedentemente montata per ottenere un buon effetto “chantilly”.

Tagliare a metà le zeppole e, con l'aiuto di un sac a poche o con l'apposito attrezzo, guarnire con crema.









A questo punto la zeppola è quasi pronta. Aspetta solo la cigliegina in cima.










Guarnitele con la cigliegina e tanti auguri a tutti i papà!




lunedì 1 febbraio 2016

Cicerchiata




Uno dei ricordi che ho del periodo di Carnevale della mia infanzia è quello delle maschere e dei costumi di noi bambini. Come ho già scritto, essi erano arrangiati nel migliore dei modi (leggi qui). 

I nostri vestiti in maschera avevano pure un'altra particolarità. Accadeva spesso, infatti, che, a festa e giri per le case conclusi, al momento in cui le nostre mamme si mettevano a riesaminare quei nostri abiti, da lavare e rimettere a posto, non potessero fare a meno di notare scandalose macchie d'olio, più o meno grandi.
Erano la prova del fatto che, in quel pomeriggio, la nostra merenda era andata a buon fine. Un sostanzioso spuntino lo avevamo condotto in casa di qualche compaesano. Avevamo suonato il campanello e recitato, rigorosamente in coro, le nostre poesie di carnevale: in cambio, oltre alle uova crude (qui), avevamo assaggiato anche qualche dolce fritto, con il quale ci eravamo imbrattati le mani e quindi la stoffa dei nostri "raffinati" travestimenti.
Fra i dolci, nelle case abruzzesi non mancava la cicerchiata

La cicerchiata, pur essendo indicato in ogni periodo dell'anno, insieme alle chiacchiere (qui), è per eccellenza un dolce tipico del periodo di Carnevale, in Abruzzo.
Ho già scritto in precedenza la ricetta, (qui). 
Per comodità faccio un copia incolla pure in questo articolo.

Ingredienti

5 uova
5 cucchiai di zucchero
5 cucchiai di olio extra vergine di oliva
circa 700 grammi di farina
abbondante olio per friggere (di semi o anche di oliva)
zucchero al velo e guarnizioni a piacimento

Gli ingredienti vanno (poteva essere diversamente?) "ad occhio". 
Per ogni uovo occorre mettere un cucchiaio di zucchero e uno di olio, da mescolare insieme.
All'impasto bisogna aggiungere quindi tanta farina quanta necessaria ad ottenere un composto simile a quello degli gnocchi. 
Si dovrà poter lavorare la pasta: tenetene conto per regolarvi sulla sua consistenza. 
Diciamo che per un cinque uova, necessarie per una porzione per otto/dieci commensali, saranno opportuni (approssimativamente) 700 grammi di farina.

Impastare il tutto.
Dalla pasta occorre ricavare piccoli rotoli, da cui si ritaglieranno palline del diametro di circa 3 cm.
In una padella molto capiente dovrà essere portato ad ebollizione abbondante olio (di semi o di oliva). 
In esso si immergeranno le palline per la frittura, che dovranno essere messe a scolare su carta assorbente, una volta raggiunta una leggera doratura.

In una pentola occorre ora far liquefare una giusta dose di miele. Per cinque uova ne ho utilizzata una pari a circa 250 grammi.

È la volta di tuffare le palline fritte nella pentola con il miele e di rimestarle.
L'ultima operazione consiste nel dare forma alle palline incollate le une alle altre, grazie al miele appunto. 
Potrete formare una ciambella, come nella foto in alto, oppure inserire le palline all'interno di pirottini di carta ottenendo così tanti piccoli dolcetti.
Guarnite a vostro piacimento.

Il dolce potrà essere consumato freddo, quando il miele avrà compiuto la sua azione da "collante" e si sarà solidificato.

sabato 14 febbraio 2015

San Valentino, un cuore di tavola



La tavola andrà acconciata, stasera. Un tripudio di cuori, cuoretti e cuoricini aggiusterà le atmosfere. Anche quelle che sono sembrate più frizzanti, per discussioni  e per clima, nel corso delle ultime settimane.
E per quelle che invece sono sempre giuste e in tono, un po' di tenerezza non sarà certo di disturbo.

Stasera, le polemiche non sono necessarie. E si ritorna a vagheggiare tempi di dolcezza.
Abbracci e carezze saranno la giusta compagnia dei vini.

Non è necessario disporre di spropositato tempo a disposizione, né di idee eccentriche e a tema d'amore.
Sarà sufficiente aggiustare un po' di ricettario conosciuto, accompagnando la forma dei prodotti con accorgimenti che richiamino l'atmosfera giusta.


E quale pensiero migliore?

Cuori, cuori, a volontà, preparati con la sfoglia fatta in casa (trovate qui la ricetta) si riempiranno di farciture che più vi piacciono (prosciutto e spinaci, ad esempio).





Le salse accompagneranno, come sempre fanno. Per questa sera consiglierei qualcosa di delicato: una panna con parmigiano.





Ma pure un ragù saprà essere perfetto.



I dolci saranno la chiusura necessaria.
Sceglietene tra quelli illustrati su queste pagine, se volete, ma non fateli mancare!





Tutto perfetto vero? Cibo e amore vanno a braccetto.
Fatemi un favore: ricordatelo pure alla mia Maria Celeste, che si ostina a dimenticare la sua passione ingoiando l'aria, senza dare riposo alla sua fame.


Concetta D'Orazio