Dei fiadonetti avevo già scritto.
Non volevo però abbandonare quella pagina a se stessa, senza rinnovare anche oggi quel gusto molle di bontà che non manchiamo mai di riproporre sulle nostre tavole, soprattutto, ma non solo, a Pasqua.
Fiadonetto è un nomignolo più tenero, forse ad indicare la dimensione contenuta ma bastevole alla voglia. Quel desiderio di cibo di festa che crediamo di avere inventato in un tempo lontano e dunque riteniamo tutto nostro.
Sì, perché l'orgoglio dell'Abruzzo si conta soprattutto, ma non solo, sulla tavola della celebrazione.
Abbiamo pietanza e bevanda ad onorare ogni ricorrenza festiva.
E ne andiamo orgogliosi.
La difendiamo.
E teniamo in alto quell'onore, come si tiene una bandiera vittoriosa.
Il fiadonetto è una congiuntura perfetta tra il gusto preciso del formaggio e la condiscendenza ad ogni uso, propria delle uova.
Uno sfizio salato che accavalla il profumo del vino bianco, dignitoso contendente dell'olio di oliva, con cui si mescola a dar vita, insieme con la farina, a quell'impasto morbido che formerà i cestini adatti a contenere il ripieno di formaggio.
I fiadonetti, certo, non si possono raccontare in forma di letteratura, almeno non solo in quella forma.
Per questo motivo, aggiungo qui di nuovo la ricetta, rimandandovi per la descrizione più minuziosa della preparazione alla pagina già pubblicata.
Ingredienti per l’impasto
1 bicchiere di olio
1 bicchiere di vino bianco
farina ”ad occhio”, secondo la famosa teoria della farina che si tira l’impasto, nota anche come teoria ad occhio della genitrice.
due cucchiaini di sale
Ingredienti per il ripieno
250 grammi di formaggio morbido di mucca
250 grammi di formaggio rigatino
6 uova
La preparazione la trovate descritta in questa pagina, ma il profumo vi arriverà soltanto dopo che avrete unito l'impegno alla passione.
Già sento quell'aroma.
Concetta D'Orazio
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