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mercoledì 24 agosto 2022

Editing e correzione bozze: differenze



CORREZIONE DI BOZZE ED EDITING

Nell'ambito dei miei ragionamenti sulla questione relativa alla pubblicazione di un testo, rivolta soprattutto agli autori cosiddetti indipendenti, vale a dire a coloro che non si avvalgono del patrocinio di una casa editrice, volevo chiarire una questione importante.
Una volta terminato, il manoscritto deve seguire numerosi passaggi prima di essere pronto e perfetto. Tra gli amici autori, cioè tra coloro con cui scambiamo vicendevolmente favori in fatto di letture e revisioni, sono diversi coloro che mi scrivono per chiedere indistintamente un aiuto per la correzione delle bozze e per l'editing, dimenticando spesso che fra queste due attività editoriali c'è una notevole diversificazione. 

Qual è la differenza?
Dunque, la mano del correttore di bozze individua e corregge:

- refusi;
- errori di tipo sintattico, vale a dire gli sbagli inerenti alla struttura della frase;
- resa della punteggiatura;
- uso impreciso dei caratteri, delle spaziature, secondo le direttive che ogni autore indipendente ha scelto di seguire oppure secondo le indicazioni della casa editrice;
- alcuni aspetti dell'impaginazione.

Cosa fa un editor?

L'editor è una figura più complessa che si affianca di pari passo all'opera dell'autore, rendendone chiari gli intenti e aiutandolo nella resa della narrazione.
Questa figura è indispensabile alla buona riuscita del libro: autore ed editor devono procedere in perfetta simbiosi empatica, nel corso della scrittura. 
L'editor si preoccupa di analizzare ogni brano di un'intera opera e vedere se essa è:
- congruente;
- lineare;
In fase di editing si analizzano ed eventualmente si correggono:
- le caratterizzazioni dei personaggi;
- la coerenza delle azioni;
- la congruenza fra epoca storica di ambientazione, usi e costumi, linguaggio utilizzato.
Ultima ma non meno importante fase della revisione è quella dell'eliminazione di tutti i brani inutili alla narrazione.


Concetta D'Orazio

martedì 26 marzo 2019

Le virgole

Le virgole si mettono. Le virgole si posizionano. Le virgole non si sbagliano. E ogni errore di virgola è un pensiero geneticamente modificato.



#editing #revisione #scrittura

lunedì 4 marzo 2019

Bagliori di rosso


Ogni rosso nasconde verità.
Del cuore e della testa si sforza di semplificare i sentieri.

Al tramonto di ogni sera,
le nostre sincerità ci chiedono il conto.
Disegnano nella mente il percorso del giorno,
propongono e dispongono.

Poi si allungano e si contorcono.
Si assottigliano, si ammassano.
Gioiscono ma pure diventano malinconiche.

Le guardiamo, cercando di comprenderle invano.
Le ammiriamo e ce ne innamoriamo.
A volte le detestiamo, senza saperle pur allontanare.

Rivolgiamo preghiere e parole.
Non rispondono con la voce.
Disegnano solo i contorni.

E poi si perdono fra i bagliori di rosso.


C. D'Orazio







mercoledì 30 novembre 2016

Di scrittura

Si sbaglia chi paragona la scrittura ad una valvola di sfogo.
Non ci si può sfogare, costringendo gli altri a farsi carico delle proprie decadenze di spirito o delle felicità improvvise.
 
Chi legge non è un nostro confidente né tanto meno un nostro confessore.
Chi ha deciso di fermare gli occhi sulle parole che abbiamo messo in fila, ci sta concedendo tempo, suo tempo.
 
Io non mi permetto di occupare inutilmente i momenti di chi mi dedica una parte di sé. Prima di digitare una sola lettera sulla tastiera, ricordo a me stessa che a quella persona potrebbe fregare meno di niente di leggere i miei sfoghi di petto, per esempio.
Certo, scrivo e scrivo molto. Ma peso pure le parole. 
 
#scrittura #scrivoindipendente #scrivere

martedì 23 giugno 2015

Quando si dice l'inizio della fine


Perché l'incipit è tutto.
Non componiamolo con i piedi.


Breve storia di un cominciamento sbagliato e di una trama sgangherata.


  


Al contrario, non puoi iniziare. Non lo vedi come sei sotto-sopra?

E poi, perché cominci dalla fine?
Non ce l'hai un incipit come tutti gli altri?

D'accordo, lo hai girato, vuoi mettere in evidenza le scarpette nuove. Ti dispiace farle passare inosservate.
Ci mancherebbe: con con tutta quella espressioncina che hai dovuto sfoderare al cospetto del consorte. Al consorte del cospetto. 
Insomma, davanti al coniuge. Che è pure tuo. 
Marito, appunto.

Ammettilo, di fronte alla vetrina di quel negozio di scarpe, facesti uso di faccia rattrappita, tendente all'emozionante. Una roba a metà fra una domanda laconica con presunzione di innocenza d'intenti e una risposta obbligata, misurata sulla metratura complessa della tua sensibilità
Sì, proprio quella che sbandieri nei momenti di maggior intensità di atmosfera.
Quando, esaurite le parole, non ti resta altro che perfezionare la tua opera di convincimento, allungando l'occhietto impesciolito, cioè annacquato e svigorito. 
Come triglia, ordunque.

Sì, quel visino consunto che accompagni con un paio di mossette dello zigomo destro. 
Che ti potrebbero arrestare per tentata convinzione!
Quella faccetta che sottintende un due o tre frasi semplici, pronunciate in silenzio. 
O anche di più.

Non vedi come mi piacciono? Che aspetti a prendermele? 
Ho rinunciato a tutto per te. Che vogliamo perderci per un sandaletto? Eh?
Ma no che non mi offendo. Non ho detto mica che lo VOGLIO. 
Potrei anche farne a meno, sai?

Quello blu. Mi raccomando!

Che poi, alla fine, avranno ottenuto più due promesse di arrendevolezza futura, con una mezza strizzatina, che tutto un repertorio di parole pronunciate a voce viva.


Ma torniamo all'incipit. Lo avevi collocato ad inizio, anche se un po' sghembo.
E poi hai perso il filo.

Meglio essere sincere: quell'incipit era proprio storto. E dopo hai pure divagato, con la storia del sandaletto nuovo. 
Insomma, non sei stata sul pezzo.
Nessuno potrebbe dire che sei un'eccelsa scrittrice.
E infatti nessuno lo dice.

Non perderti d'animo. Ripigliati le tue responsabilità. Magari raddrizzati.
Non tu, dicevo l'incipit. 
E già che ci sei, gli togli pure quelle scarpette troppo sbarazzine e lo abbigli a modo.

Un prologo che si rispetti deve contenere un cominciamento elegante. O quanto meno sobrio. 

Un mezzo tailleur insomma.
Uno di quelli che utilizzi per riunioni di circostanza. Che so io, per interesse o per necessità. 
Del tipo: me lo metto, ché ce l'ho anch'io
A scuola o in faccende per uffici.
E qui ci va una scarpina elegante. Sobria ma che faccia la figura sua.

Sì, perché le prime impressioni sono quelle che contano. Lo dicono sempre quelle persone che insegnano a scrivere.  
Le stesse che consigliano di non dilungarti, di non divagare, di non associare, di non aggettivare. Di non perderti d'avverbio. 
Di tirare dritto e mantenere il passo.
Di contare le battute e di misurare le vocali.

Che tu rimani lì a pensare. E ti viene l'ansia solo ad immaginare a quella bella figura.
Te lo rappresenti con la fantasia, il tuo inizio.
Ti riproponi di modificarlo. Fai promessa a te stessa di rimanergli fedele.
Non fai in tempo a girarti che già se n'è andato.
E torni a ricostruirlo.
Lo figuri nella mente. 
Lo immagazzini fra le tempie. 
Lo assaggi con la penna.


E allacciati quelle fibbie.

Concetta D'Orazio.


giovedì 30 aprile 2015

Scrivo in corsivo - Spreco di esclamativi

Li prendete a raccolta. Li fate marciare uniti, laddove ne servirebbe uno solo.
Segni interpuntivi di esclamazione forzata. A mille.
Ve li vendono a blocchi?
Ne serve uno.

mercoledì 22 aprile 2015

Scrivo in corsivo - Controlli

Si controlli sullo schermo quello che le dita, incolte e presuntuose, hanno battuto con troppa audacia e colpevole ignoranza.
Gli errori sono alimento fresco per chi sogghigna in silenzio.

mercoledì 15 aprile 2015

Scrivo in corsivo - Debolezze di predicato.

Auspico la loro riconciliazione eterna.
Hanno avuto un momento di debolezza, quando il signor Predicato ha perso la testa per una virgola, una qualunque. 
E Predicato si è lasciato corteggiare da quella. 
Le è rimasto attaccato per un po'. Per fortuna si è ravveduto subito, ha capito il suo errore e ha scansato la scellerata.
È tornato sui suoi passi, ha chiesto perdono. 
Spero che la signora Complemento ci passi sopra, per questa volta.

lunedì 13 aprile 2015

Scrivo in corsivo - Le lettere non si contano

Siamo arrivati al punto che le parole si distinguono a peso e si giudicano al grammo.
Tu quante ne fai all'etto?
Coscienza letteraria in divenire o rimorso narrativo a posteriori?