lunedì 6 maggio 2019

Gioielli d'Abruzzo. La presentosa.




Nen fa la presentose!

L'espressione, per quanto burbera e di ammonimento possa parere, molto spesso è accompagnata dallo sguardo tenero e raddolcito di chi, fidanzato, amico o genitore, lancia l'avvertimento, rivolto all'interlocutrice che avanza atteggiamenti di vanità, quasi compiacendone le grazie.
È questa l'immagine che metto a fuoco nella mente, quando penso al significato del gioiello abruzzese che chiamarono Presentosa (La presentose, in dialetto).

Che questo monile, in oro o in argento, potesse rappresentare un dono e dunque un presente, da cui la possibile derivazione del nome, è un'altra supposizione. 
Fra le due ipotesi, preferisco la prima che accosta il prezioso dalla lavorazione articolata e perfetta alla leggera ricercatezza femminile, che ama spesso ostentare quelle finezze che mettono in risalto la propria bellezza.




Così da un tempo ormai passato, la presentosa, che in dialetto pronunciamo la presentosë, con la nostra vocale muta finale, è il dono rivolto alle donne per le occasioni speciali: fidanzamento, parto, ricorrenza.
Il cuore e la stella, in diverse forme di composizione sono gli elementi caratteristici che si accompagnano ad altri simboli significativi che l'orafo, maestro artigiano, decide di tracciare in filigrana sul raffinato ciondolo.

Concetta D'Orazio

La presentosa era già su questepagine.

Abruzzo delle rocche. Roccamorice.


Qui la Majella comanda la vita.
La sua roccia assicura un preciso e diretto riparo agli edifici, case e chiese. 
Con la pietra si perfezionano e si abbelliscono pareti forti a protezione dell'esistenza quotidiana, a sicuro baluardo dalle intemperie.

Così la Chiesa di San Donato Vescovo e Martire, dimora parrocchiale, mostra le pietre che l'adornano ed incastonano la lunetta in cui è raffigurato il Santo, sul portale quattrocentesco.








Con l'assenza dei rumori di una domenica di quiete, all'approssimarsi dell'ora del pranzo, sono entrata per sentire il ragionamento mistico del silenzio religioso.




Dall'interno all'esterno, solo il cinguettio di uccelli, secolari anch'essi come quelle pietre, avverte il visitatore del passaggio. Il dentro e il fuori sembrano ricongiunersi con la meditazione a quel tutt'uno che da lontano dirige l'orchestra dell'esistenza.

Il sasso dovunque fa traspirare l'atmosfera medievale che pervade questa parte del paese.
Il grigio si allarga nelle sue tante tonalità e poi si confonde con il verde del prato e delle piante.




Gli occhi si alzano ad inquadrare l'imponente, al contempo severa ed elegante Chiesa del Barone o Chiesa dell'Annunziata, cappella sconsacrata, di recente restauro ed utilizzata per eventi culturali ed artistici di vario genere.






Tutto il Belvedere, nome che viene dato a questa fascinosa parte del paese, si erge su questa Rocca. Il viandante, il turista, lo studioso, il curioso si affacciano alla balaustra e riescono a coprire con lo sguardo la vallata e l'andirivieni collinare del circondario.

La Rocca è l'altura, la fortificazione posta sulla sicurezza della pietra. Per questo motivo lAbruzzo è terra delle rocche, come dimostrano i nomi di diverse localita.

Roccamorice è pure il paese della meditazione ascetica e della solitudine dell'eremita.

Roccamorice è un comune della provincia di Pescara, appartenente alla comunità montana della Majella e del Morrone.
Ne avevo già scritto qui  e ne scriverò ancora.


Concetta D'Orazio