lunedì 28 settembre 2015

La terra di pietre - Santuario di Ercole Curino

 

Ho scelto il sole alto per calpestare quel suolo di anni consacrato. Sacro ad Ercole.
Ho individuato il momento più caldo e non per caso. La temperatura estiva pare restituirmi l'immagine importante e chiara di quel luogo di oltre tempo.

Profuma l'erba, sa di terra che si è unita a quei sassi remoti. Il verde abbraccia il passato e insieme si offrono allo sguardo dell'uomo presente.


Conto quei passi lasciati dalle epoche trascorse, li confronto con i miei. Mi perdo fra quei sassi, li contrappongo a quelli di oggi: scolpiti allora e pur sinceri. Non hanno forme precise, solo paiono aggiustati con la perfezione della sincerità.

Non come i mattoni moderni: esatti e tagliati al dettaglio, ma quanto spesso disposti a separare spazi insinceri. 
I resti di quel tempo appaiono invece autentici e stabili, come verità compiute.


Le prove dell'operosità, della dedizione, del lavoro e dell'autentica devozione si alternano sugli scalini di quei terrazzamenti sacri.
Vedo opera intenta a condurre vita buona, onesta, senza svogliatezze.



Mi rinfranco l'animo a continuare la mia esistenza di adesso.

Concetta D'Orazio


Il resti del Santuario di Ercole Curino si trovano in località Badia, nel comune di Sulmona (AQ).

Ferma

A volte la penna pesa più di un qualsivoglia arnese per dissodare il terreno.
Scrivere non è sempre piacevole.
Il foglio non è sempre arrendevole. 
E io non sono pronta.
Fermo il punto, scricchiola la virgola.

venerdì 18 settembre 2015

Alla lingua italiana si è arrivati gradualmente. Dalle varie parlate volgari, con prevalenza dal volgare toscano, è nata la lingua comune che utilizziamo oggi, che potremmo equiparare a quella che nell'antica Grecia veniva chiamata la κοινὴ διάλεκτος, vale a dire la lingua comune. Il dialetto, dunque, contiene la nostra anima, marca le nostre origini. Il dialetto si differenzia a seconda delle regioni, o grosso modo delle ripartizioni geografiche, in cui esso veniva utilizzato per comunicare. Manteniamo sempre vive le nostre specifiche differenze, non dimentichiamo il dialetto. Dobbiamo insegnarlo ai nostri figli, affinché essi possano conservare un importante bilinguismo (italiano e lingua dialettale) che non potrà che arricchire le loro conoscenze, non solo linguistiche e semantiche.

Riflessioni a tempo - Testa pensante

Tutto il mondo gira dentro a una testa che pensa.

giovedì 17 settembre 2015

Riflessioni a tempo - Buona fede

La buona fede di una persona è inversamente proporzionale alla velocità con cui cambia l'oggetto principe delle sue attenzioni.
Più questa è repentina, meno quella è sincera.

Riflessioni a tempo - Mentire

Sono costretti a mentire coloro che si vergognano di dire la verità.

venerdì 4 settembre 2015

La cima del tempo - Castello Medievale di Roccascalegna


Un braccio di montagna rialzato, contro il cielo, ad ammansire le perturbazioni dell'aria, a redarguire la sua maestosità. 

È questa la prima immagine che ho avuto indietro, subito dopo aver distolto gli occhi da quello sperone allungato a dominare del cielo il celeste, il blu. Delle nuvole il bianco. 
E pure le sfumature delle stelle.

La via mi veniva indicata. Non c'erano alternative, dovevo seguire quel richiamo. Continuavo a sollevare le pupille, mi ostinavo a sentir tutto il peso della mia piccolezza: la rocca era lì, pareva aspettarmi. Io indugiavo di sotto, incerta se incamminare il passo verso l'alto, minuta nel mio imbarazzo di piccolo essere.

La torre però mi dava coraggio, concedendomi l'assicurazione delle sue attenzioni. Nessuno avrebbe guastato quella salita. E poi nessuno avrebbe potuto conquistare le mie attenzioni, quando sarei arrivata sopra. 
Nemmeno le emozioni avrebbero potuto rubarmi.

La rocca vegliava. Nella torre avrebbero tenuto il controllo. Alta sullo sperone, dritta come una colonna di certezza.

                                                                                                                                                    
Impegnata a conquistare la sommità, immaginavo quella vetta, quella roccia, quelle mura calate nelle atmosfere delle diverse ore del giorno.
Apparivano sempre grandi. Luminose le sfumature accarezzavano i miei pensieri, persi nella camminata.

Provai a guardare, di giorno e nella mente, pure quei maestosi sassi immersi nel buio della notte. E li vidi, contemplandoli nella immaginazione mia fervida.


Piccola, sempre più piccola ero diventata quando giunsi finalmente in cima. 
Il cammino in realtà era stato breve, di pochi minuti, e senza difficoltà. Ma avevo visto accresciuta quella limitatezza del mio essere, lì, finalmente sulla sommità.















Arrivai e salutai quel paesaggio di sotto, racchiuso come in una bolla calata in basso, mentre io ero improvvisamente diventata grande, accresciuta nella piccolezza di prima.
E mi sentii potente. Mi sentii sicura.
Mi ritrovai finalmente mia.

Forte. Invincibile. Mi pareva di essere stata brava nel gioco della vita e di godere finalmente della mia potenza.


Trattenni le gambe su quel suolo addomesticato di montagna, cercando di far forza sui deboli arti, confidando nei nervi tesi.
Non volevo abbandonare quello splendore di atmosfera. Quell'aria tersa e sicura dell'altezza non potevo lasciarla.

Mi promisi di venir di nuovo qui, presto. Rassicurai le mie tristezze, dando a me stessa garanzia di ritorno. 


Questo sarà il posto dove il mio animo potrà trovare rigenerazione. Di nuovo. Nel bisogno o solo nell'occasione.

Concetta D'Orazio

Il castello medievale si trova a Roccascalegna, comune della provincia di Chieti.



Misteri del SEO

Saper condividere sul Web è un po' come essere bravi in cucina: i segreti non te li rivela mai nessuno.

Misteri del SEO.

#scrivoindipendente

Gli occhi dietro al monitor

Gli occhi mi rispondono. Gli occhi della gente che non mente.
Mi capita di guardarli, di nascosto, dietro al vetro di questo schermo.

Mi accorgo di quanto mi sono vicini, di quanto sono come i miei.
Occhi del vero, sguardi che non sono di falsità.
Riconosco la verità. E allora mi protendo verso i proprietari di quella vista sincera.

La mia bocca non parla e le mie dita non scrivono: ho incrociato luci di iridi ipocrite.
Me ne sto zitta. Cerco di dimenticare quell'angoscia che mi proviene solo dalla falsità.

Sto zitta e zittisco pure il cuore, fino a quando non conoscerà nuova sincerità.

Dietro a questa tendina di pixel non tutto può essere bugiardo.


C. D'Orazio


giovedì 3 settembre 2015

Le sue gambe



«Da giù potevo osservare: guardavo quelle gambe. 
Mi passavano intorno, come se non esistessi, tranne che per quando la loro proprietaria ritornava alla realtà per rimproverarmi con una nuova scusa. 
Le vedevo danzare intorno a me. Da quella posizione, i suoi arti inferiori mi parevano più lunghi, ondeggiavano alla ricerca di un bilanciamento di cui nemmeno lei sembrava conoscere i limiti. 

Vedevo che si affannavano a svolazzare per casa, in cerca di un prezioso contributo alla realizzazione dell’equilibrio che forse qualcuno aveva nascosto sotto la polvere da tirare via dai mobili. Non si fermavano mai.[...]»


La fragranza dell'assenza

mercoledì 2 settembre 2015

Un'altra donna - e io #scrivoindipendente



Un'altra anima sta tirando la mia penna. Cerco di definirla, di contornarla. 
La ascolto. Pare non darsi pace e non la darà nemmeno a me, per lungo tempo.

Di inchiostro ho riempito le mie dispense.


C. D'Orazio