Il vento è come la rabbia,
fa avanti e indietro, si accanisce sul momento, poi si ritira.
Potrebbe trasformarsi in carezza, addolcendo le sue maniere,
ma questo il vento non lo sa.
Vuole farsi sentire, proprio come la rabbia, che non accetta di passare inosservata.
Non lascia andare avanti nessuna collega, perché lei è sovrana e non ha compagne di lavoro.
Gentilezza, eleganza, educazione.
La rabbia sa che potrebbero oscurarla, perciò le tira da parte.
Essa primeggia.
Così il vento si impone sulla tranquillità, sulla brezza, sulla luce delle ore.
Le sferzate di rumore si avventano sulla quiete della giornata, rendendola insopportabile.
Finirà quel fiato a raffica, con il suo anelito confuso, aggrovigliato nella distruzione.
Le folate di ira si scanseranno, lasciando nuovi spazi a novella pace.
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