«Le sete fiette le buttije?» ( Trad. «Le avete fatte le
bottiglie?»)
Ritorno con la fantasia
alla mia infanzia.
Nelle ultime settimane
prima della riapertura delle scuole, quando gli adulti si incontravano e si
salutavano, una delle domande di rito, un po' per consuetudine, un po' per dir qualcosa, era questa: «le avete fatte le bottiglie?»
L’interrogativa non
alludeva a strane pratiche di confezionamento dei contenitori di vetro. No!
L’espressione fare le bottiglie era riferita alla tradizione che, in questo
periodo dell’anno, vedeva impegnate tutte le famiglie del paese a fare, vale
a dire preparare, le bottiglie, cioè le conserve di pomodoro, con il richiamo
ai recipienti che maggiormente si utilizzavano per riporre tali conserve, le
bottiglie di vetro, soprattutto i vuoti della birra.
La domanda alternativa infatti era: «le sete fiette le pemmadore? » ( Trad. «Li avete fatti i pomodori?»).
La domanda alternativa infatti era: «le sete fiette le pemmadore? » ( Trad. «Li avete fatti i pomodori?»).
Eh, sì per capire
l’abruzzese è necessario tradurre il verbo fare, tenendo conto delle sue
infinite accezioni. L’abruzzese fa tutto e dice che ha fatto tutto, senza
perder tanto tempo nelle sfumature!
Le sottigliezze di stile le lasciamo agli altri. Noi ora dobbiamo fare le bottiglie!
Le sottigliezze di stile le lasciamo agli altri. Noi ora dobbiamo fare le bottiglie!
E così, dicevo, mentre
noi bambini eravamo impegnati ad etichettare con nome e cognome i pastelli
nuovi da mettere nell’astuccio per il nuovo anno scolastico, i nostri genitori,
nonni e zii si avvicendavano nella delicata operazione della preparazione della salsa di pomodoro.
I ricordi dell'infanzia riaffiorano ogni tanto, in periodi particolari dell'anno, quasi a
conservare la memoria di tempi ed usanze che hanno scandito la mia vita e
quella di parecchi miei coetanei. Chi, come me, abitava in un piccolo paese o
in campagna, ha la fortuna di rammentare, per averle vissute, tante tradizioni
che si trasmettevano nelle famiglie, il più delle volte collegate con la
conservazione dei prodotti della terra.
La campagna sosteneva, dava da mangiare; i prodotti si potevano consumare
nella stagione che li vedeva maturi, succosi, perfetti.
Quello che la terra dava fresco, però, doveva esser conservato anche per
averlo poi, nei mesi invernali, pronto da utilizzare fuori stagione. Se tutto
questo può sembrar naturale preoccupazione per chi la terra la lavorava e
dunque produceva tanto, non era tuttavia insolito anche per chi, impegnato in
altra occupazione, rispettava le scadenze dei cicli di campagna, per averle
ereditate dalle generazioni precedenti.
Insomma, a prescindere dal lavoro che gli adulti svolgevano, in ogni famiglia
delle campagne, paesi e piccole cittadine abruzzesi, quand'era tempo di
zucchine, melanzane, pomodori, uva ed olive, per qualche settimana ci si
concentrava per provvedere alla raccolta e alla conservazione di questi frutti
della terra. Chi non aveva un pezzetto di terra o un orticello di proprietà, si
metteva a disposizione degli altri, offrendo il suo aiuto generalmente in
cambio di vasetti, barattoli, bottiglie contenenti le provviste per
l'inverno.
Queste tradizioni non sono state dimenticate. No. Qualcuna è caduta un po’
in disuso, soprattutto per la mancanza di tempo degli adulti, dediti ad altro.
La vendemmia e la vinificazione, ad esempio, sono oramai quasi un lusso riservato a pochi affezionati.
Tutte le altre tradizioni che derivano dalla esperienza agricola, la
raccolta di melanzane, zucchine, peperoni, pomodori, olive e la successiva
preparazione e conservazione sono ancor oggi pratiche molto diffuse nelle
nostre terre abruzzesi.
Nella mia famiglia i pomodori (o le bottiglie che dir si voglia) si “fanno”
ancora.
E ora passiamo alla preparazione.
Non vi dirò le quantità degli ingredienti, anche perché non le conosco.
Come ben sapete, sto seguendo le orme della mia genitrice che mi ha sempre
insegnato a “fare ad occhio” e a mettere dentro “quel che l’impasto – si tira
–“. Semplice no?
Preparare le conserve è una procedura molto facile. L’unica difficoltà è
data dalle grandi quantità di pomodori che ogni anno si hanno a disposizione
dalla campagna: tutto va conservato. Non si butta niente.
Noi facciamo finta di voler preparare solo qualche barattolo (o
bottiglia) di conserva.
Abbiamo i nostri pomodori, belli, succosi, maturi. Che dico maturi?
Maturissimi, rosso sanguigno! Li dobbiamo mettere per una decina di minuti in
acqua bollente per fare in modo che la buccia possa staccarsi.
Io, che uso metodi molto sbrigativi, butto i pomodori dentro un pentolone,
facendoli bollire insieme all’acqua.
Li levo quindi dall’acqua, dopo un po’ che è iniziata l’ebollizione.
Attenti, non ho ancora scritto che potete mettervi a pelare le pummarole!
Quelle son bollenti. Vi siete ustionati il pollice e l’indice? Beh, aspettate
un po’!
Quando i pomodori saranno arrivati a temperatura ambiente, togliete tutta
la buccia e fate la polpa a pezzettini.
A questo punto è doveroso ricordare che a casa mia, dai tempi dei tempi, le
conserve di pomodoro si dividono in conserve con “passato” e quelle con
“pezzetti”. Nel primo caso è necessario frullare la polpa, nel secondo è
sufficiente tagliarla in piccoli pezzi.
Gli attrezzi da avere a disposizione? Per chi deve realizzare quantità
industriali di salsa, c’è in commercio il fior fiore di attrezzature. Per noi
salsieri della domenica è sufficiente anche qualche piccola diavoleria
elettrica che abbiamo in casa (robot). Io l’ultima volta utilizzai quel
gingillo tritatutto che può essere inserito anche nei brodi.
A questo punto occorre mettere la salsa o i pezzetti nei contenitori che si
è provveduto a sterilizzare in precedenza, i barattoli o le famose bottiglie. I primi sono
ottimi per le conserve a pezzetti, le seconde per il passato.
Per insaporire la salsa è bene aggiungere qualche gambo di sedano
spezzettato e qualche foglia di basilico.
Occorre ora far bollire i contenitori con la salsa per circa 20 minuti.
Terminata la cottura, si devono far raffreddare i barattoli nella stessa acqua.
Una volta eseguita quest’ultima operazione si può togliere le conserve dal
pentolone e riporle nella credenza!
Concetta D'Orazio
Concetta D'Orazio
Sulla tradizione delle conserve in Abruzzo ho scritto anche qui.
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