Libri sotto l'albero è stata l'iniziativa promossa da Sergio Bertoni, Roberto Bonfanti, Camillo Carrea, Concetta D'Orazio e Antonella Sacco, durante il periodo delle festività natalizie.
L'idea originaria, vale a dire quella legata alla promozione di un proprio libro, si è rivelata l'occasione per rivolgersi ai lettori, presentando non solo il romanzo in esame ma pure la personalità e la maniera di approcciarsi alla scrittura di ognuno di noi.
Nel particolare, abbiamo deciso di presentarci attraverso un'intervista che ci vedeva impegnati a rotazione.
Di questo libro ho apprezzato, tra le altre cose, l'intreccio narrativo in cui mistero e vena romantica si alternano e si fondono insieme. L'autrice mi ha fatto notare che l'idea alla base del romanzo è quella di una storia con una componente gialla: «la parte romantica nasce "per sbaglio" in quella che avrebbe potuto essere solo un'indagine», aggiunge.
Ho chiesto ad Antonella di chiarire il suo modo di procedere per ciò che concerne la documentazione inerente alle storie che si appresta a scrivere e di spiegarci in che modo cerca le informazioni necessarie alla redazione.
Nel corso della scrittura, riguardo alle notizie necessarie, l'autrice si comporta a seconda delle necessità; per La scommessa, in particolare, ha fatto ricerche sull'intelligenza artificiale e sulla pirateria informatica.
In seguito ho voluto addentrarmi nella questione più tecnica, se così possiamo dire, del linguaggio che Antonella utilizza per le sue storie, non soltanto per quella del libro in esame. Le ho chiesto se esso è frutto di una scelta studiata a priori.
«Il linguaggio è solitamente legato alla trama; nella maggior parte dei casi scrivo storie ambientate ai tempi odierni e il linguaggio è moderno. Ci possono essere differenze - almeno spero - quando la scrittura è in prima persona e i personaggi sono diversi. Nei romanzi da ragazzi che ho scritto il linguaggio era più semplice, adatto a bambini/ragazzi giovani».
«Ogni autore finisce per assomigliare un po' ai suoi personaggi. Sei d'accordo? In particolare, cosa ami e cosa non ti piace nel personaggio di Asia?» Questa mia domanda mirava a capire il rapporto che lega l'autrice Antonella Sacco ai protagonisti delle sue storie.
La sua risposta è stata:
«Non saprei. DIrei piuttosto il contrario. In alcuni personaggi c'è una parte di me. Asia è una matematica e non è una fanciullina svenevole: in questo mi somiglia. Poi è più intraprendente, gioca molto meglio a tennis... »
L'intervista è andata avanti, con le domande proposte dai colleghi. In particolare, Roberto Bonfanti ha chiesto all'autrice di parlare della sua attività di scrittrice, di raccontare dei suoi inizi e dei suoi eventuali modelli.
Antonella afferma di non avere modelli veri e propri ma di seguire le idee come vengono e come sono state accumulate nell'inconscio. Le piace sperimentare e ha sempre amato scrivere, sin da ragazzina. Prima della scrittura, inoltre, Antonella ama la lettura.
Per ciò che concerne la produzione letteraria destinata ai più giovani, l'autrice afferma di utilizzare un linguaggio diverso e di scegliere temi che «virano di più sul fantasioso per quanto legati alla realtà». Il messaggio trasmesso, inoltre, è positivo.
Camillo Carrea ha la curiosità di conoscere da dove arriva lo spunto per le storie.
Questa è stata la risposta: «Le idee mi vengono un po' da tutto, le trame dei romanzi però non hanno niente di autobiografico, salvo eventualmente dei dettagli o sensazioni relative a luoghi che ho visitato davvero. Di sicuro letture, film, opere teatrali sono l'humus su cui, insieme alle mie esperienze, nascono le idee e le storie. Insomma, secondo me tutto quello che ci "tocca" può contribuire all'invenzione di un racconto o di un romanzo. Alcuni racconti sono nati proprio da piccole sensazioni vissute da me nel quotidiano».
Nell'ambito dell'intervista, non sono mancate le recensioni all'opera in esame, La scommessa appunto.
Sergio Bertoni ne ripropone una. Egli ne ha apprezzato soprattutto l'intreccio. Ne loda l'eleganza del linguaggio, mai sciatto e volgare, e la delicatezza con cui si descrivono situazioni amorose.
Questa è stata la risposta: «Le idee mi vengono un po' da tutto, le trame dei romanzi però non hanno niente di autobiografico, salvo eventualmente dei dettagli o sensazioni relative a luoghi che ho visitato davvero. Di sicuro letture, film, opere teatrali sono l'humus su cui, insieme alle mie esperienze, nascono le idee e le storie. Insomma, secondo me tutto quello che ci "tocca" può contribuire all'invenzione di un racconto o di un romanzo. Alcuni racconti sono nati proprio da piccole sensazioni vissute da me nel quotidiano».
Nell'ambito dell'intervista, non sono mancate le recensioni all'opera in esame, La scommessa appunto.
Sergio Bertoni ne ripropone una. Egli ne ha apprezzato soprattutto l'intreccio. Ne loda l'eleganza del linguaggio, mai sciatto e volgare, e la delicatezza con cui si descrivono situazioni amorose.
Sempre accurato e interessante questo blog!
RispondiEliminaGrazie, Sergio!
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