Non riesco a gustare la lettura di un
testo che presenta troppi,
ma pure pochi, puntini di sospensione. Immagino che chi scrive voglia lasciare al lettore un'apprezzabile razione di mistero e di
ambiguità, inframezzando lo scritto con il tris di benedetti segni grafici
rotondi.
Non so apprezzare questa scelta
stilistica. Il mio personale compiacimento per la lettura di
quanto ho al
momento sotto agli occhi si riduce, se non addirittura si dimezza,
allorquando mi trovo a dover supplire, con la mia interpretazione, a quanto
l'autore mi vuole tenere sospeso con l'antipatico eccesso di punteggiatura
inquieta.
In quel momento mi trovo a dover essere io
a decidere quanto spazio, tempo, significato, modo di azione e di pensiero devo
necessariamente attribuire al momento e al personaggio che un altro, lo
scrittore appunto, ha ritenuto dover lasciare al mio libero arbitrio.
Mi arrabbio allora e mi dico: «Non
poteva farlo lui? Perché devo assumermi simili responsabilità?»
Lo scrittore, nel momento in cui decide di
voler rendere servigio di redazione di una storia, deve essere puntuale e
preciso. Le emozioni di un personaggio devono essere mostrate, misurate,
apprezzate o condannate, così pure le decisioni o le azioni. Lo scrittore deve
dire e non lasciar intendere.
Chi legge, invece, deve sì trarre le sue
opportune considerazioni, ammirando oppure vituperando quanto gli viene
proposto. Tutto questo, però, deve essere fatto solo sul testo praticamente
completo e integro, e dunque privo dei puntini indisponenti.
Davanti ad un punto fermo, io lettrice mi
aspetto che chi scrive mi dica di più, mi faccia sapere. E, dunque, attendo
paziente.
Sarò sicuramente soddisfatta quando
l'autore, attraverso la descrizione del prosieguo, mi mostrerà la natura di
quella pausa decisa.
Davanti ai puntini di sospensione, io
lettrice non sono sicura che l'autore vorrà spiegarmi, in seguito, l'intrinseca
natura di quanto anticipato ma capisco che devo essere io a decidere per lui.
La cosa non mi piace, mi
destabilizza.
A causa di tutto ciò, potrei anche
decidere di non continuare la lettura, sentendomi quasi abbandonata da colui,
lo scrivente appunto, che io avevo scelto come narratore.
Mi si potrebbe obiettare che i puntini
sospensivi sono necessari a far insorgere un dubbio, un presentimento o
un'attesa.
A mio dire è proprio bravo quell'autore che
sa insinuare il dubbio, sa far presagire oppure riesce ad allungare i tempi con
la narrazione, piuttosto che con la punteggiatura allungata.
Insomma lo scrittore, lo ripeto, deve
scrivere, non demandare.
Altrimenti perché dovremmo scegliere
proprio il suo libro e non quello di un altro?
Concetta D'Orazio
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivimi, leggerò con piacere. Grazie