giovedì 8 maggio 2014

Le parole che non usiamo più




Utilizzo un aggettivo un po' vecchiotto, scrivo in maniera inusitata? Tutti mi guardano o mi leggono con parecchie remore. Ma le remore le vedo solo io, o al limite pochi amici, perché gli altri, in realtà, quelli di prima, mi hanno solo guardato o letto strano. Al limite avranno pensato Ma che tipa antica questa qui che scrive così, ma quando è nata?
Mi verrebbe da rispondere che la lingua non ha età ma già so che non è vero.
La lingua, gli anni, se li porta appresso. Il tempo la indispone e la scompone.
Il tempo passa e le parole si adattano alle età che arrivano. Spesso questo adattamento è ingrato, vale a dire che distrugge quanto per lungo tempo si è insegnato e appreso.
Quello che dispiace maggiormente, come ho già scritto in un altro articolo, non è tanto il fatto che la lingua si stia evolvendo, evento appunto naturalissimo, quanto una circostanza nefasta che forse non è ben chiara a tanti: il nostro idioma sta diventando povero.
Evoluzione, in genere, non corrisponde ad impoverimento. Semmai è termine atto ad indicare una condizione più avanzata, più favorevole, non pertanto di decadimento.

La nostra lingua allora non si sta evolvendo. L'italiano sta attraversando piuttosto un periodo di regressione volta al depauperamento semantico e alla perdita di alcuni vocaboli.
Molti sono i termini che fino a poco tempo fa utilizzavamo per indicare azioni, oggetti o modi di essere e che oggi compaiono meno non soltanto nella lingua parlata ma anche negli scritti, quasi sacrificati. Alcuni sono sostituiti anche da parole straniere.

Iniziamo con qualche esempio, ma la lista potrebbe essere lunga, purtroppo.

Parole composte.

Perché tendiamo a "restringere" ciò che potremmo utilizzare con disinvoltura per indicare un momento o un'azione "lunghi"?

Mi passi il fon?
Il termine straniero, dal tedesco föhn, è più corto, più sbrigativo, più giovane (più giovane?). Che ne sarà del nostro asciugacapelli? La parola composta sta ad indicare appunto l'azione compiuta dallo strumento e la direzione a cui questa azione è rivolta, vale a dire quella di asciugare i capelli appunto. La parola  è troppo lunga? Troppo noiosa (noiosa?)?

Allora ci vediamo nel pomeriggio! 
Si va bene, con pomeriggio, però, si dice tutto e niente. Se invece dicessimo nel dopopranzo potremmo essere più precisi, indicando le primissime ore appunto e non il pomeriggio intero.

Aspettami un attimo nell'anticamera, arrivo subito! 
Immagino il  risolino sotto i baffi di chi mi  sta aspettando, pensando di essere fermo in un semplice ingresso, o al massimo sulla porta, ignaro di dover fare attesa di anticamera. Lo so, suonerebbe davvero molto, troppo, solenne. E io farei una figura infelice.

Abbiamo fretta e dunque accorciamo. Accorciamo tutto ma proprio tutto. Persino la pastasciutta!
Per pranzo mi prepareresti un bel piatto di pasta?
La nostra urgenza sempre al primo posto, hai visto mai che attendere la cottura di una pastasciutta porti via troppo tempo.
Anche perché potrebbe suonare il portalettere, per recapitarci qualche grattacapo.
Certo, sempre meglio un portalettere galantuomo che un lestofante. Quello non suona. E il grattacapo ce lo procura ugualmente!

Aggettivi

Ci piace accorciare ma ci piace troppo semplificare, ridurre ad un solo termine quanto prima potevamo dire in cento maniere, ognuna adatta all'uso.
Capita di servirsi di un solo aggettivo che sembra aver inglobato dentro sé il significato di molti altri.

Uh quanto è sporco! 
Ci accontentiamo così di definire sporco un oggetto o un essere animato, senza pensare che potremmo dirlo lordo, oppure lercio, imbrattato, lurido.

Un compito difficile! Certo difficile, sempre meglio che arduo, difficoltoso, ostico!

Una bella ragazza! Avreste preferito fosse avvenente o attraente? Mi dispiace, è solo bella.

Avverbi e locuzioni avverbiali

Uh, degli avverbi poi è meglio non parlare. Quelli li abbiamo ridotti eccome. Stiamo molto attenti a non sprecare. 
D'altronde c'è la crisi; siamo in regime di ristrettezza, indi occorre risparmiare su tutto. 


Concetta D'Orazio



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