venerdì 26 febbraio 2016

damore&dabruzzo - Pizze e foje


damore&dabruzzo

Pizze e foje

Broccoletti, rape, ma anche spinaci e bietole. Un po' di farina di mais, quella che normalmente si utilizza per la polenta, impastata con acqua e un pizzico di sale. In Abruzzo la chiamiamo farina di randinje, termine dialettale con cui rendiamo la parola granoturco.

Un pranzo o una cena con cui si torna indietro nel tempo, a ricordare la tavola dei nostri nonni, dei nostri antenati. 
Una pietanza che per noi abruzzesi è ancora oggi un simbolo di semplicità ma pure di gusto.

Le origini del piatto sono incerte, dal momento che sono da riferire ad un tempo molto antico, quando forse quel cibo così ottenuto rappresentava un modo per non perdere niente, cercando di recuperare quanto avanzava nelle dispense (farina di mais, vari tipi di verdure).
Oggi pizze e foje compare come pietanza rinomata nel menù dei ristoranti abruzzesi, soprattutto fra gli antipasti.

Pizze e foje: un piatto unico e sostanzioso, che spesso accompagniamo con peperoni secchi e sardine.

Trovate qui la preparazione.

Concetta D'Orazio


mercoledì 17 febbraio 2016

Ti stringo

Con l'amore che non ho parlato.
Con l'amore che non mi hai lasciato.
La solitudine antica: pure con questa.
La giovinezza di prima, insieme ai silenzi di adesso.
Con questi ti stringo.
Non ti costringo.



domenica 7 febbraio 2016

Riflessioni a tempo - Il viso

Quelle diagonali storte scalfite sulla pelle, quel grigio scuro insulso sul tuo viso sono il riflesso della villania dell'anima.

lunedì 1 febbraio 2016

Cicerchiata




Uno dei ricordi che ho del periodo di Carnevale della mia infanzia è quello delle maschere e dei costumi di noi bambini. Come ho già scritto, essi erano arrangiati nel migliore dei modi (leggi qui). 

I nostri vestiti in maschera avevano pure un'altra particolarità. Accadeva spesso, infatti, che, a festa e giri per le case conclusi, al momento in cui le nostre mamme si mettevano a riesaminare quei nostri abiti, da lavare e rimettere a posto, non potessero fare a meno di notare scandalose macchie d'olio, più o meno grandi.
Erano la prova del fatto che, in quel pomeriggio, la nostra merenda era andata a buon fine. Un sostanzioso spuntino lo avevamo condotto in casa di qualche compaesano. Avevamo suonato il campanello e recitato, rigorosamente in coro, le nostre poesie di carnevale: in cambio, oltre alle uova crude (qui), avevamo assaggiato anche qualche dolce fritto, con il quale ci eravamo imbrattati le mani e quindi la stoffa dei nostri "raffinati" travestimenti.
Fra i dolci, nelle case abruzzesi non mancava la cicerchiata

La cicerchiata, pur essendo indicato in ogni periodo dell'anno, insieme alle chiacchiere (qui), è per eccellenza un dolce tipico del periodo di Carnevale, in Abruzzo.
Ho già scritto in precedenza la ricetta, (qui). 
Per comodità faccio un copia incolla pure in questo articolo.

Ingredienti

5 uova
5 cucchiai di zucchero
5 cucchiai di olio extra vergine di oliva
circa 700 grammi di farina
abbondante olio per friggere (di semi o anche di oliva)
zucchero al velo e guarnizioni a piacimento

Gli ingredienti vanno (poteva essere diversamente?) "ad occhio". 
Per ogni uovo occorre mettere un cucchiaio di zucchero e uno di olio, da mescolare insieme.
All'impasto bisogna aggiungere quindi tanta farina quanta necessaria ad ottenere un composto simile a quello degli gnocchi. 
Si dovrà poter lavorare la pasta: tenetene conto per regolarvi sulla sua consistenza. 
Diciamo che per un cinque uova, necessarie per una porzione per otto/dieci commensali, saranno opportuni (approssimativamente) 700 grammi di farina.

Impastare il tutto.
Dalla pasta occorre ricavare piccoli rotoli, da cui si ritaglieranno palline del diametro di circa 3 cm.
In una padella molto capiente dovrà essere portato ad ebollizione abbondante olio (di semi o di oliva). 
In esso si immergeranno le palline per la frittura, che dovranno essere messe a scolare su carta assorbente, una volta raggiunta una leggera doratura.

In una pentola occorre ora far liquefare una giusta dose di miele. Per cinque uova ne ho utilizzata una pari a circa 250 grammi.

È la volta di tuffare le palline fritte nella pentola con il miele e di rimestarle.
L'ultima operazione consiste nel dare forma alle palline incollate le une alle altre, grazie al miele appunto. 
Potrete formare una ciambella, come nella foto in alto, oppure inserire le palline all'interno di pirottini di carta ottenendo così tanti piccoli dolcetti.
Guarnite a vostro piacimento.

Il dolce potrà essere consumato freddo, quando il miele avrà compiuto la sua azione da "collante" e si sarà solidificato.