Con esse partorisco silenzi generosi.
Tristi le riconosco, con occhi abbassati.
Non ammettono lacrime: si accontentano solo di pause.
Mi trastullo con le mie tristezze,
aspettando di salutarle.
Il gioco è mesto. Attendo e desidero di smettere.
Smetto ma già mi mancano.
E allora ricomincio richiamandole con il pensiero.
Quando non ne trovo, provo ad inventarmele.
Sono gelosa delle mie tristezze.
Mi appartengono.
Mi affamano e mi consumano.
A loro dico questa malinconica quasi-canzone.
La rumoreggio battendo sui tasti.
La correggo in coreografia, spingendola un po' sul do.
Poi la passo in la maggiore, per renderla più esuberante.
Questa mia canzone di notte, con la gelosia per le tristezze.
La ammiro come una delle mie migliori.
È composta di afflizione generosa.
E di sospiri, di assenza.
C. D'Orazio
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