mercoledì 2 aprile 2014

Il latino, mai più vivo di adesso




La prima volta che scrissi "latino" nella barra di ricerca di Facebook lo feci quasi per scherzo. Figuriamoci, una lingua morta sulla Faccialibro!Quello che scoprii, inutile dirlo, mi piacque molto. Trovai comunità virtuali di studiosi e appassionati che componevano post in latino, condividevano link a pagine di cultura classica, di filologia, di storiaE fu così che vidi, forse per la prima volta, il latino non più rigido e senza tempo, men che meno inanimato, vivacizzarsi di nuova vita, quasi come alla fine di un letargo temporaneo.Le declinazioni iniziarono a ravvivarsi davanti ai miei occhi: la prima, stringeva l'occhio alla terza; vedevo il cum narrativo inseguire il de, che a sua volta non si staccava mai dall'ablativo. Ed esso correva. Correva così velocemente da rimanere sempre in testa. In assoluto. Un ablativo assoluto insomma.
Erano tutti affannati ma contenti.
E poi zompettavano, sperimentando un girotondo di quelli di tipo classico: utor, fruor e fungor si tenevano per mano, intonando strane melodie. Attorno ad essi. si succedevano, in ordine e con grazia, tutti i tipi di proposizione: c'era la consecutiva e c'era la finale. Vedevo poi l'ut con il congiuntivo. Ognuno provava passi nuovi ma tutti avevano un solo timore e rispettavano un solo comandante: la consecutio temporum.La lingua la conoscevo ma non riuscivo ad immedesimarla in quel contesto. E chi l'avrebbe mai detto? Quelle parole, quei costrutti, lì, proprio lì. Sulla Faccialibro!Quello che fu per me ancor più sorprendente è stato trovare persone che si esprimevano in lingua latina come se così parlassero correntemente tutti i giorni, a casa propria. Salutai e mi presentai. Da quel momento entrai anch'io nel foro latino più virtuale che avessi mai potuto immaginare.In un secondo tempo ho scoperto che di gruppi di "latinisti" ne esistono diversi su Facebook. Ad essi sono iscritti persone che abitano in diverse parti del mondo. Incredibile. Loro si salutano, si nominano, si ringraziano. Sempre in latino.La scelta di scrivere in questa lingua li ricompensa con la possibilità che essa ha di esprimere le sfumature di significato, di uso e di  direzione delle parole.Avete presente quante sono le soluzioni, tanto per fare un esempio, per il sintagma verbale  "dico"? Utilizziamo aio, ma anche dico. Sceglieremo di scrivere loquor, fero, inquam, narro  e altro ancora, a seconda di quanto viene riferito negli altri segmenti della frase.Il latino originario si presta ad indicare le azioni, i pensieri e le emozioni di ognuno in maniera variegata. Certo, dobbiamo anche pensare che, tuttavia, questa lingua ha pure i suoi annetti. Se li porta bene, forse anche troppo, ma qualche volta ha necessità di essere impinguata di nuovi vocaboli, laddove gli originali non siano adatti a delimitare e determinare con precisione situazioni e prodotti del presente. Gli amici latinisti però non si perdono d'animo e cercano di aggirare l'ostacolo, ricorrendo a perifrasi appropriate o a vocaboli di nuovo conio. In situazioni estreme adattano anche le parole primitive a circostanze moderne.Capita che le belle foto che qualche amico ha pubblicato si trasformino in pulchrae (o pulcherrimae all'occasione) imagines. Solo per fare un esempio.Mi rintrona nella testa quella brutta figurazione che delle lingue classiche ci hanno dato, definendole "lingue morte". Mi chiedo: come si fa a definire esanime un idioma che è invece così pieno di spirito? Che accomuna? Che favorisce?In rete il latino sta recuperando tutta la sua vivacità.E che questo sia chiaro, da cum dividere, insomma!Concetta D'Orazio 





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