La lingua latina, dicevo tempo fa, è viva e fresca.
La cultura classica non soltanto ha tratto giovamento dalle nuove possibilità offerte dalle moderne tecnologie, in termini di archiviazione e conservazione delle notizie, delle fonti e dei reperti storico-archeologici ma riscopre nuove splendore, per ciò che concerne l'uso, direi quasi redivivo, delle sue potenzialità.
Le risorse che un tempo, non molto trascorso, erano limitate a gruppi ristretti di studiosi del settore, quali la consultazione di archivi e biblioteche, ora sono alla portata di tutti e fruibili in larga misura gratuitamente. Possiamo disporre dei testi in latino e greco antico, della loro traduzione. Abbiamo la fortuna di poter condividere immagini, pensieri, opinioni sugli argomenti inerenti alla cultura classica.
Esistono dizionari online, enciclopedie gratuite, pure in lingua antica.
Possiamo addirittura usufruire di applicazioni che ci rendono più semplice scrivere lettere ed accenti.
E soprattutto ci sono le persone che si confrontano, in un dibattito pressoché immediato, pur nei limiti delle varie progressioni del fuso orario.
Come sarebbe stato possibile, poco più di un decennio fa, dissertare di un qualsiasi argomento e farlo in lingua latina? Lo si poteva fare attraverso uno scambio epistolare privato o come trattazione di tipo specialistico su scritti di settore.
I tempi erano lunghi, aumentati dalla distanza delle informazioni e dunque dalla difficoltà di condivisione.
Oggi è sufficiente un click e e spartire con altri il risultato delle proprie ricerche, o semplicemente dei contenuti trovati in Rete, è atto immediato.
Tutto questo è possibile in ogni ambito scientifico.
Lo è pure in campo umanistico.
Oggi ci si può loggare ad una qualche piattaforma di "scambio sociale" e trovare persone che salutano con ave atque vale, oppure ringraziano con un tibi gratias ago.
L'antico che ritorna?
Direi piuttosto l'antico che si muove e diventa tangibile.
Concetta D'Orazio
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