Inflessibile. La montagna pareva rispondere severa al giro di boa del giorno. Sembrava che mi chiedesse dove avessi deciso di dirigere il mio passo, quel pomeriggio.
E pure incerto era il maestoso dirupo di roccia e di bosco che avevo davanti agli occhi. Insicuro a darmi ancora il buongiorno oppure ad augurarmi una buona conclusione del dì.
In realtà il dubbio non nasceva dall'ora, bensì il dilemma lo poneva il tempo, con le nuvole che erano calate troppo in basso.
Ma non mi persi d'animo e mi abbandonai a quell'idea di raggiungere il paese, indecisa pure io per le condizioni meteorologiche non definite.
La pioggia minacciava ma, di contro, il sole non si arrendeva.
Salivo. Non sul monte, ma in direzione di esso.
I miei passi erano ansiosi. Lo furono fino a che trovarono la meta che avevano scelto per quell'accenno di crepuscolo non ancora addomesticato.
L'esultanza di colori mi accolse già all'ingresso del borgo.
E così dimenticai facilmente l'esitazione che proveniva dalla promessa di pioggia del cielo.
E così dimenticai facilmente l'esitazione che proveniva dalla promessa di pioggia del cielo.
La gamma delle tonalità della natura si aggiunse allora a quelle delle sfumature delle maioliche.
Non è stata una scoperta la mia. Da sempre apprezzavo la signorilità di quelle fatture, l'eleganza delle rappresentazioni figurate: fiori, foglie, momenti di vita. Incantesimi meravigliosi disegnati e colorati sui vasellami.
No, la mia è stata una conferma, addolcita dalla tenerezza delle atmosfere in cui quelle opere d'arte prendono vita.
La cura dell'uomo, dell'artigiano, dell'artista appoggia pennelli, matite, gradazioni di colore lì, sulla ceramica lavorata.
Le sue dita forgiano prima la composizione di forma del piatto, della brocca, delle terraglie al naturale e poi colorano quegli splendidi artefatti, prendendo in prestito le sfumature al paesaggio circostante.
Le gradazioni di quei disegni assomigliano alle venature del verde dei campi. Si assommano ai chiaroscuri della montagna. Si perfezionano alle mezze tonalità delle acque naturali.
Eccola Castelli, la culla abruzzese delle ceramiche.
Il paese di Castelli si trova in provincia di Teramo.
Concetta D'Orazio
Non è stata una scoperta la mia. Da sempre apprezzavo la signorilità di quelle fatture, l'eleganza delle rappresentazioni figurate: fiori, foglie, momenti di vita. Incantesimi meravigliosi disegnati e colorati sui vasellami.
No, la mia è stata una conferma, addolcita dalla tenerezza delle atmosfere in cui quelle opere d'arte prendono vita.
La cura dell'uomo, dell'artigiano, dell'artista appoggia pennelli, matite, gradazioni di colore lì, sulla ceramica lavorata.
Le sue dita forgiano prima la composizione di forma del piatto, della brocca, delle terraglie al naturale e poi colorano quegli splendidi artefatti, prendendo in prestito le sfumature al paesaggio circostante.
Le gradazioni di quei disegni assomigliano alle venature del verde dei campi. Si assommano ai chiaroscuri della montagna. Si perfezionano alle mezze tonalità delle acque naturali.
Eccola Castelli, la culla abruzzese delle ceramiche.
Il paese di Castelli si trova in provincia di Teramo.
Concetta D'Orazio
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