venerdì 27 novembre 2015

L'olio nuovo




Il re delle pentole e del crudo, il privilegio contadino delle nostre terre: è finalmente con noi.

Lo abbiamo atteso un anno intero: quanti giorni di primavera a guardare quelle piante che escono dal sonno dell'inverno.
Quanti giorni estivi a controllare la nascita dei nuovi frutti.
E infine quel loro succo è sulla nostra tavola.

Giallo, limpido, senza posa. 
Sì, senza sedimento sul fondo.

Un abruzzese, a fine autunno, lo riconosci a tavola. La bottiglia trasparente la lascia passare prima sotto al naso, poi la inclina, facendo gocciolare quel prezioso liquido, manco fosse oro fuso dalla zecca.

Non affonda subito il pane. No. L'Abruzzese vero deve calibrare con la vista la giusta decantazione di quel perfetto prodotto della terra sua.

Non affonda subito il pane. No. L'Abruzzese deve riconoscere con il naso la fragranza naturale di quella illibatezza di olive.

Non assaggia l'olio, l'Abruzzese. Lui lo sorseggia con tutti i sensi, come si fa con un vino di annata.

Sì perché l'anno non si ripeterà uguale.
E neppure l'extra vergine di oliva.

Concetta D'Orazio



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