lunedì 11 luglio 2016

Orti d'Abruzzo



È tempo di semine, la stagione dell'amore campestre.
Siamo nati contadini, ancorati, ci teniamo stretti alle nostre origini: i frutti d'Abruzzo sono la gratifica dalla nostra terra.

Doveri e responsabilità del mondo civile e della professione non fanno cadere mai il pensiero a quell'impegno antico che dava ricompensa di nutrimento a chi faceva visita alle piante, con serietà e quasi con devozione quotidiana.

La terra la dobbiamo far scivolare sulle piante, noi, la dobbiamo stringere e poi versare.
E su quel terreno dobbiamo far cadere la pioggia dai nostri tubi, a bagnare l'origine, quasi con le lacrime di quel tempo trascorso. Il pianto di quell'età, che le mani e i nostri pensieri non hanno mai dimenticato, farà crescere il cibo.




In questi mesi guardiamo nascere e moltiplicarsi gli ortaggi, che metteremo sulla tavola, luminosi, colorati, densi, pieni di succo.
In questi giorni iniziamo a goderne, prendendo i più timidi dalle prime foglie.

E si rinnova, ogni anno, il bisogno nostro di accompagnarci all'erba, all'acqua, al sole, all'aria. 
Negli orti d'Abruzzo.

Concetta D'Orazio





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