lunedì 3 settembre 2018

#latino - 2. L'alfabeto. La pronuncia.

Nel mio articolo precedente, L'indoeuropeo e le prime attestazioni scritte, asserivo di non volermi dilungare in complicate discussioni inerenti alla matrice indoeuropea della lingua latina. Pur rimanendo di questo avviso, inserisco una breve precisazione in merito, prima di proseguire oltre nel progetto che ho denominato #latino

.
Difficile stabilire con precisione la realtà fisica, il territorio originario del primitivo nucleo di indoeuropei. Si ritiene comunque che il gruppo più antico sia venuto in contatto, attraverso varie migrazioni, con popolazioni già insediate in determinate zone. Da un'originaria compagine riferita a popoli stanziati a settentrione, l'indoeuropeo, inteso come fenomeno linguistico, si estese su un'area più vasta compresa fra l'Europa e l'India.

Si formarono così i dialetti, accomunati da un certo numero di isoglosse* e da cui derivarono le varie lingue indoeuropee

Certamente i distinti dialetti sorti in seno all'originario indoeuropeo, nelle diverse aree, risentirono di tante influenze, quali lo stato di avanzamento delle relative civiltà, la situazione geografica, l'intesa o la mancata intesa con le popolazioni confinanti, la capacità di rielaborare le situazioni, compresa la lingua. 
Fu così che l'indoeuropeo poté trovare un sostrato linguistico che reagì a questo incontro in maniera differente, a seconda della zona.

I dialetti diretti discendenti dell'indoeuropeo hanno dunque delle peculiarità comuni che li caratterizzano, prime fra tutte affinità fonetiche, vale a dire relative ai suoni, e quelle semantiche, cioè che  riguardano il significato delle parole.
La struttura grammaticale della lingua indoeuropea può essere ipotizzata, in linguistica, attraverso il confronto fra le varie parlate che si presume siano da essa derivate. 

Continuiamo nel nostro ripasso, ricordando che esso ha soltanto il valore di un compendio di appunti.



#latino - 2

Come avevo già affermato, le prime attestazioni scritte del latino sono di tipo epigrafico. Da esse ricaviamo che la scrittura del latino arcaico aveva solo la forma in maiuscolo.


L'alfabeto latino


A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y Z



Ho evidenziato in rosso le lettere J e U

La lettera j non esisteva nel latino classico ma fu introdotta più tardi, come altro segno per rendere la i.
Il grafema V veniva utilizzato per rendere sia la lettera V sia la U, avendo esso sia valore di vocale sia di semiconsonante.

Le vocali sono:

a, e, i, o, u, y che possono essere lunghe,  brevi  o ancipiti.




La pronuncia del latino.

Oggi leggiamo il latino in maniera molto simile all'italiano, secondo una consuetudine nata all'interno della Chiesa, risalente al IV-V secolo dopo Cristo.
Tale pronuncia è chiamata scolastica tradizionale. Essa si differenzia da quella classica, detta anche restituta, dal verbo restituo, is, restitui, restitutum, restituere, vale a dire "ricostruita", sulla base delle testimonianze che gli studiosi, nel tempo, hanno potuto ricavare dalla letteratura e dal confronto fra varie parlate.

La dizione ecclesiastica prevede che i dittonghi ae e oe si pronuncino come una semplice e  (Caesar - Cesar / Poena - Pena), tranne che in presenza di dieresi.
La y viene pronunciata i.
Ti si rende con z (Latium/Lazium), tranne quando è preceduto da s o da x oppure quando è .
Ph si rende con f (Philosofus/Filosofus).




Concetta D'Orazio



* L'isoglossa è una linea immaginaria, su una carta geografica, utilizzata per distinguere un particolare fenomeno linguistico.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivimi, leggerò con piacere. Grazie