lunedì 14 gennaio 2019

Bucoblocco di un blog.

In tanti mi hanno chiesto il motivo della stasi del mio blog questepagine.
Io, dico la verità, non ho saputo rispondere. 




Ho provato a fornire, a fornirmi, diverse spiegazioni.
Gli impegni sembrano essersi moltiplicati? Sono pressoché sempre gli stessi. 
La fatica è aumentata? Ma che fatica è necessaria per scrivere almeno un paio di periodi al giorno?
La voglia, sì, ci sono: manca la voglia!
Vorrei poter dire che è vero ma, per sincerità nei miei confronti, non posso affermarlo. Insomma, la voglia non è venuta meno: la mia testa è sempre in movimento, intenta a riflettere su questo o quell'argomento inerente alla lingua italiana, al classicismo, al dialetto, all'auto-pubblicazione.

Dunque, dopo aver analizzato tutte le possibili giustificazioni alle mie manchevolezze scrittorie degli ultimi mesi, non mi resta che arrendermi all'unica, vera causa di tutto questo niente: il blocco. Sì, è soltanto un non meglio spiegabile, di certo ingiustificabile, sicuramente stupido blocco. 

Cosa è un blocco? Un serpente che si morde la coda, fino ad arrivare a spappolarsela con il trascorrere del tempo.
Insomma, si inizia così, la pubblicazione è costante, quotidiana e il resoconto sulle visite riporta quotidianamente soddisfazioni.

Un giorno, una valida motivazione costringe a fermarti. Una stasi momentanea. La ritieni normale, quasi necessaria a riprendere il filo del discorso, dopo una meritata pausa.

I giorni passano e la meritata pausa ti piace. Decidi di godertela ancora per un po'.
I giorni passano e la pagina rimane bianca.
I giorni passano ancora. La pagina bianca sta diventando molesta. 

Hai perso il ritmo, 
hai perso il gioco. 

Hai dimenticato il segno.

Il blocco da innocente macchietta nera su foglio bianco, si allarga. E poi si fa ogni giorno più profondo. Un buco?
Ma non era un blocco?

Un blocco-buco insomma. O un bucoblocco.

Il bucoblocco di un blog.



C. D'Orazio


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