mercoledì 22 maggio 2013

Le "pizzelle" abruzzesi

 




Per noi abruzzesi forti e gentili non esiste festa, compleanno, Natale, Pasqua, cerimonie e matrimoni, senza le pizzelle.


Eh sì, somigliano molto ai waffel dei Paesi del Nord, ma le pizzelle, quelle originali, sono solo nostre. 

Ogni abruzzese porta nel cuore il profumo di questi dolci fatti con uova o farina. Quelli di mamma o, meglio ancora, di nonna che, chissà perché, sono sempre i più buoni! 




Le pizzelle sono nei vassoi di dolci delle feste, ma anche sulla tavola delle merende quotidiane, magari riposte nelle scatole di latta dei biscotti, dove non perdono di fragranza e di morbidezza.

E come si preparano? Il procedimento è semplice ma occorre possedere un apposito ”attrezzo”, pena l’impossibilità di realizzare i dolci: il ferro da pizzelle appunto, una piastra con lunghi manici, da posizionare sul fuoco del gas. Esiste anche la versione elettrica che, però, a parer mio, non rende la fragranza originaria di quei dolci ma li fa sembrare sempre più simili ai waffel.

Ecco la ricetta per un vassoio di dolcetti. Ricordo che, come tutte le preparazioni che si tramandano di nonna, in mamma, in figlia, le dosi degli ingredienti sono sempre “ad occhio” (come la mia genitrice m’insegna!), vale a dire che la realizzazione delle pizzelle è frutto di un’accurata esperienza che si perfeziona soltanto con la pratica e con l’occhio critico che misura sempre meglio di una bilancia di precisione. 

Fornirò la ricetta per 6 uova, corrispondenti ad un vassoio medio di dolci. Il numero può essere naturalmente aumentato a seconda della quantità che si desidera ottenere.  
Sarà comunque sufficiente ricordare che per ogni uovo è necessario un cucchiaio di zucchero e due di olio.

Ingredienti

6 uova
6 cucchiai di zucchero
12 cucchiai di olio EVO (Extra-vergine di oliva)
farina q.b. (o quanto l’occhio ne ritiene opportuna)
mezza bustina di lievito vanigliato per dolci
la buccia grattugiata di mezzo limone

Preparazione

Mescolare con cura tutti gli ingredienti, iniziando dallo zucchero con le uova, aggiungendo quindi l’olio, la buccia grattugiata di limone, la mezza bustina di lievito e, in ultimo, la farina.

Non tutti mettono il lievito, io preferisco usarne un po' (un paio di cucchiaini, corrispondenti grosso modo a mezza bustina).

Come regolarsi con la farina? Il composto dovrà risultare né troppo liquido né troppo solido: versandolo da un cucchiaio, dovrà essere filamentoso.  Sarà opportuno naturalmente provare una piccola quantità di impasto nel ferro per capire la giusta consistenza dei dolci.

Il ferro dovrà essere opportunamente riscaldato prima di poter fungere all’uso. Io sono solita anche ungere l’attrezzo prima dell’utilizzo, onde evitare che la pasta si attacchi in fase di cottura. Dalle foto si potrà capire la consistenza e lo spessore dei dolci.

A proposito di spessore, voglio sottolineare che esiste una differenza fondamentale tra le pizzelle in uso nei paesi del chietino e quelle che si consumano nella zona del pescarese: queste ultime, chiamate anticamente neole, “nuvole”, si caratterizzano per essere più dure e più friabili delle pizzelle vere e proprie. 
Lo spessore del ferro con cui si realizzano è minore e, generalmente, l’impasto è più duro e si ottiene con l’aggiunta di una maggiore quantità di farina.

Una volta che il ferro si sarà ben riscaldato, si verserà una piccola parte (mestolo) del composto e si farà cuocere a fuoco vivace, avendo cura di girare diverse volte l'attrezzo in maniera da riscaldare entrambe le parti.

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