sabato 3 gennaio 2015

A fine festività...Riprendiamoci il Natale!

Un estratto dalla mia raccolta di racconti "Riprendiamoci il Natale"



In paese le persone si conoscono tutte.
Ci conosciamo talmente bene che abbiamo accettato una sorta di catalogazione immaginaria di tutti i vari compaesani.
L’archiviazione è il risultato di anni di osservazione condotta da dietro alle finestre, oppure dai tavolini del bar.

I migliori archivisti sono quelli che si affacciano dai balconi degli edifici, posti intorno alla piazza. Sono persone attente, ligie a quel dovere di selezione. Non mancano in ogni occasione di mettere un bollino di qualità sui singoli cittadini del piccolo paesello.


Il catalogo dell’archivio  prevede che i compaesani siano prima isolati ciascuno nella propria area di competenza, rilevata in base al sesso e all’età, adulta, giovane e quella dei bambini. Seguono poi le distinzioni più specifiche che riguardano l’occupazione, gli interessi.

La colonna evidenziata, nell’immaginario schema di catalogazione generale, è riservata all’attribuzione della qualità: adultera, tirchio, beone, viziosa, pettegolo, megera e santona.
La casella dei vizi, per fortuna, non ammette nomi di giovani e giovanissimi infanti, anche se essi riceveranno poi il bollino di “erede-qualità”, calcolato sui vizi dei genitori e dei parenti adulti prossimi. Così da essere indicati  con perifrasi quali “il figlio di Smolletto l’ubriacone” o “il nipote di Smezza la tettona”.




(Da Riprendiamoci il Natale, dicembre 2013)

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