Il primo pensiero che ho avuto stamattina, venerdì 4 dicembre, è stato quello di andare a controllare i peperoni che ho in taverna: a fine estate ho creato la mia "composizione", legandoli uno ad uno con il filo ed appendendo al gancio l'intero grappolo.
Appendere i peperoni è un'occupazione caratteristica della nostra terra, si tramanda di generazione in generazione, senza tanti insegnamenti. Posso quasi affermare che la procedura è innata in ciascuno di noi che è cresciuto guardando i rossi ortaggi riposare, nei lunghi mesi autunnali, gli uni vicini agli altri, quasi in una stretta comune, mentre la temperatura esterna ne aggrinzisce la buccia, di giorno in giorno, rendendoli finalmente secchi.
È per questo motivo che, quando la prima volta ho deciso anch'io di avere la mia bella scorta personale di peperoni 'ingrollati, cioè appesi al filo e messi a seccare, sapevo già come procedere, senza averlo mai fatto prima.
È proprio in questo periodo invernale che i peperoni diventano finalmente secchi, buoni dunque a guarnire ed insaporire le prelibatezze, soprattutto quelle dei piatti natalizi.
Li troveremo la sera della Vigilia, accanto alle sardine e per profumare gli altri tipi di pesce. Ottimi sono pure per accompagnare l'olio e l'aglio, per gli spaghetti leggeri del giorno prima di Natale.
I peperoni secchi poi li troviamo quasi sempre vicini alle patate, anticipati ed accompagnati da buon vino rosso.
Vi lascio qui una ricetta, un po' cantata, che avevo scritto tanto tempo fa. Cliccate sulla foto.
E le patate adesso mi hanno fatto venire in mente storie che mio nonno mi raccontava.
Quando mi
mettono a pelare le patate, per preparare la minestra per tutti, io rubo di
nascosto qualche buccia, me la metto in saccoccia, e poi la mangio dopo, prima
di sdraiarmi a dormire. Le bucce non sono molte e non posso prenderle tutte
perché con me, a pelare le patate, c’è sempre un compagno. Pure lui ha fame e
deve mangiare.
L’altra sera
c’era Mario con me. Mario, lu fije di Pasqualino, quello
che ci ha venduto il maiale. Ricordi quante salsicce ci abbiamo fatto? E le
costolette? Me le sogno la notte le costolette! Un commilitone compaesano! [...]
Il brano è tratto dal mio romanzo Nero di memoria che ho pubblicato due anni fa, a dicembre 2015.
Vi auguro un buon proseguimento di giornata, a domani
C. D'Orazio
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