16 dicembre.
Un tempo, di questi giorni, si dava inizio alle tombolate, ai giochi in famiglia e con gli amici. Carte, cartelle, spiccioli, fagioli erano i protagonisti del dopo cena.
A volte le sedie non erano sufficienti, intorno a quelle tavolate dalla lunghezza infinita, approntate per il gioco serale. Bisognava chiederle in prestito ai vicini.
Spesso erano proprio i vicini che, invitati, si trascinavano dietro le seggiole.
Una volta.
E con le sedie, i giocatori, tombolanti e settebbellisti, portavano con loro anche i borsellini con i soldi spiccioli, sperando di poterli avere ancora pieni, per la fine della serata.
Di giochi natalizi ho scritto in uno dei racconti La briscola senza carte è come il presepe senza l'asino, inserito nella raccolta Riprendiamoci il Natale.
Trascorriamo
interi pomeriggi e gran parte delle sere, attorno ai tavoli adibiti a bische
casalinghe, muniti di sacchettino con le monete che abbiamo preparato da mesi.
L’usanza
della famiglia richiede che, durante
l’anno, noi bambini le monetine non le dobbiamo mettere nella pancia di
maialini rosa e neppure nella bottiglia di plastica. Noi le monete le mettiamo
nel sacchettino apposito, da gennaio a dicembre, anche chiamato “bustina della
tombola”, ad indicare con il nome del gioco principe natalizio, tutto l’insieme
di attività ludiche e viziose delle feste.
Ognuno
di noi ha il borsellino, di foggia e fatta diversa.
C’è
quello che la zia ha ricavato dall’astuccio degli occhiali.
La
nonna ne ha confezionato uno con la lana e con i ferri per le calze. A volte
capita pure che arrivi la comare con il suo sacchetto elegante: fatto tutto ad
uncinetto, con pizzo e merletto.
Quelle
borsettine ogni anno, si riempiono e si svuotano, con grande nostra gioia di
bambini o nostro cruccio. Le usiamo per metterci le vincite.
E
noi siamo quattro moltiplicati per otto, per dieci e più.
Queste
sono le nostre feste. Le nostre vacanze di Natale.
È dalla Concezione che giochiamo. Andremo avanti
fino a gennaio.
[...]
I borsellini, le lunghe tavole, i dolci, la frutta secca. Questa è una delle immagini del periodo natalizio di quando ero bambina e poi ragazza, che mi porterò per sempre nel cuore.
E oggi? L'entusiasmo di allora pare perduto. La vivacità, quella spensieratezza: quasi non ci appartengono più.
Pure i giochi natalizi hanno perso il loro fascino, soppiantati dalle attività ricreative che ci vedono dialogare con aridi ed anonimi schermi, in perfetta solitudine.
La mia speranza è di riuscire a recuperare quel calore dell'atmosfera e quella spensieratezza di una volta.
Scopriamo un'altra casellina del nostro Calendario abruzzese dell'Avvento.
A domani,
C. D'Orazio
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